lunedì 5 ottobre 2009

Muse – The resistance


Ecco uno degli album più attesi dell'anno, il ritorno dei Muse dopo Black Holes and Revelations del 2006; The Resistance.

La band di Matthew Bellamy si ripresenta con un album ambizioso e coraggioso. Il gruppo va alla ricerca di nuove forme espressive e comunicative senza però perdere mai di vista ne l'obiettivo ne il punto di partenza. Riesce a fondere il rock alternativo del lavoro precendente assieme a musica sinfonica e classica, con un doveroso tributo ai Queen che già negli anni 80 avevano intrapreso questa strada.

Le tracce sono undici (l'album non è molto lungo purtroppo anche se 54 minuti non sono nemmeno pochi a dir la verità, forse non si vorrebbe mai finissero i loro album), le ultime tre compongono un'unica opera:

01 - Uprising

02 - Resistance

03 - Undisclosed Desires

04 - United States Of Eurasia (+ Collateral Damage)

05 - Guiding Light

06 - Unnatural Selection

07 - Mk Ultra

08 - I Belong To You (+ Mon Coeur S'Ouvre A Ta Voix)

09 - Exogenesis Symphony Part1 (Ouverture)

10 - Exogenesis Symphony Part2 (Cross-Pollination)

11 - Exogenesis Symphony Part3 (Redemption)

Il brano d'apertura è difficile da raccontare, è un bel rock vivace, forse la traccia meno “alternativa” dell'opera, si passa poi ai brani più evocativi, in Resistance siamo sul Nautilus, una base sonora alla Children (Robert Miles) su cui costruire una struttura tipicamente Muse (non saprei come altro definirla) ma vestita di colori nuovi per arrivare quasi alla speranza, ma tornando prima di incontrarla accanto al capitano Nemo.

La terza traccia è quella più debole secondo me, somiglia alle sonorità delle boyband della fine anni 90 con passaggi di elettronica anni 80 (Depeche Mode su tutti). Ma è United States of Eurasia la chicca, qui esplode in tutto il suo vigore l'omaggio ai Queen, in un brano che lega spettacolarmente atmosfere alla Lorence d'Arabia con melodie composte alla Bohemian Rhapsody e alla Bicycle Race.

Si passa poi attraverso Guilding Light dove l'approccio alla U2 prende forza nello stile evocativo di Bellamy e soci e si arriva a Unnatural Selection, dove la band ritorna al suo sound originale, ma in una veste stavolta meno cupa e non per questo meno potente nella sua drammaticità, il sound di Black Holes and Revelations resta pure nella settima traccia, probabilmente la canzone più “alla Muse” del disco (ed una delle migliori fra l'altro).

Con I belong to you si torna alla sperimentazione pura, Bellamy ci fa fare un viaggio in Francia, accompagnati da Jay Kay, come avrete capito l'approccio è funky stavolta, ma il sound resta miracolosamente intatto, si passa attraverso la canzone d'autore francese per tornare poi ai Jamiroquay.

Capitolo a parte le tre parti dell' Exogenesis Symphony:

  1. L'apertura operistica lascia spazio ad atmosfere evocative di scontri epici ed apocalittici alla Blade Runner;

  2. Qui ci troviamo catapultati negli anni 30, in un locale fra sigari e ballerine col caschetto, la musica trascina improvvisamente in una corsa folle fra le stelle (alla 2001 Odissea nello Spazio) per poi placarsi riposandoci a terra fra nebbia e musica rarefatta.

  3. L'ultima parte ci porta nel '700, assieme ad una famiglia aristocratica mentre fuori dal palazzo c'è la neve...veniamo gettati poi in una grande città moderna, giù in strada tutto scorre, tutti corrono, tutto passa ed evolve in continuazione...ma ci vediamo...riflessi nel vetro della finestra...e di nuovo la neve fuori scende piano.

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