domenica 25 novembre 2012

La musica influenza i giovani? Come lo fa?


Leggiamo assieme (mi rivolgo ai figli ma anche a chi è genitore) un'interessante intervista al professor Alain Busschaert (insegnante di Educazione Musicale per nove anni in un collegio dell'Ile-de-France, docente di pianoforte al Conservatorio dell'XIº distretto di Parigi e all'École Normale de Musique) dove si lancia un grido di allarme davanti alle devastazioni causate da certe «compagnie musicali» diffuse tra gli adolescenti. Si tratta di un estratto di un'intervista rilasciata a Luc Adrie "Interview d'Alain Busschaert" nel 1993 (traduzione a cura di Paolo Baroni). Come leggeremo le tematiche sono più che attuali.


- Luc Adrien: Lei afferma che numerosi adolescenti sono in difficoltà, addirittura in «perdizione psicologica», a causa di certi ascolti musicali. Non le sembra di esagerare?

- Alain Busschaert: No. Si pensa comunemente che la musica non sia nient'altro che un'arte e un mezzo per divertirsi attraverso i suoni. Ciò equivale ad ignorare totalmente la natura intima della musica, questo linguaggio misterioso che ha esercitato un'influenza prodigiosa attraverso i secoli.

- Luc Adrien: Secondo lei può rilassare i costumi?

- Alain Busschaert: O distruggerli! Confucio (551-479 a.C.) diceva: «Se vuoi comprendere i costumi di un Paese, ascolta la sua musica». Io dico: «Se vuoi comprendere la condotta di un giovane, ascolta la sua musica». Proprio per il suo carattere e la sua natura, la musica ci impregna, ci suggerisce, ci imprime e ci impone tale o tal'altra emozione, tale forma di stato d'animo o di ispirazione. Che sia sapiente o primitiva, essa lascia il segno. «Buone musiche generano buoni costumi», si diceva nell'antica Grecia...

- Luc Adrien: Certe musiche possono generare cattivi costumi?

- Alain Busschaert: Sì, a tal punto che, secondo Platone (428-348 a.C.), bisognava evitare l'introduzione di una nuova varietà di musica perché questa poteva mettere in pericolo lo Stato tutt'intero! Un esame attento della Storia mostra che ogni innovazione negli stili musicali fu seguita invariabilmente da un cambiamento politico e morale. La musica agisce sul pensiero collettivo. Essa colpisce al tempo stesso consapevolmente e inconsapevolmente, mediante l'aiuto della suggestione e della reiterazione.

- Luc Adrien: Lo ha constatato presso i suoi alunni?

- Alain Busschaert: Dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei! Osservando un allievo, il suo comportamento, il suo volto e il modo di esprimersi, posso determinare che musica ascolta. In venticinque anni di insegnamento, ho «trattato» circa 8.000 giovani, e mi sbaglio raramente. Guardate i bambini sordi: non hanno il look ska, rap, metal, punk… Il linguaggio musicale plasma. Un genere può produrre malinconia, tal'altro il rilassamento dei costumi, un altro ancora incoraggia lo sconforto o la perdita del controllo di sé, l'entusiasmo e così via… Suggerendo un certo numero di sentimenti e rinnovandoli un certo numero di volte, questi si integrano nello spirito per formare così una parte del carattere, perché le abitudini emotive si acquisiscono assai rapidamente, e spesso più rapidamente delle altre abitudini. Inoltre, questo linguaggio non si esprime mediante parole suscettibili di risvegliare lo spirito di contraddizione. Esso racchiude in sé una forza che forgia il carattere, più mascherata e più potente di qualsiasi parola. Certamente, i testi possono avere una grande importanza, soprattutto quando veicolano ideologie che possono diventare convinzioni o modelli in certi ragazzi resi fragili da una mancanza di «protezione» educativa e con pochissimi «meccanismi di difesa». In questi casi, il nostro io più profondo può essere aggirato dalle pulsioni. Ma l'approccio è soprattutto musicale. Citiamo Jimy Hendrix, uno dei padri del hard rock: «La musica è una cosa spirituale. Possiamo ipnotizzare le persone con la musica e quando le esse giungono al loro punto più vulnerabile, possiamo predicare al loro subconscio tutto ciò che vogliamo». Che c'è da aggiungere?

- Luc Adrien: Cosa le permette di affermare queste cose?

- Alain Busschaert: Per nove anni, ho insegnato nelle classi 4ª e 3ª ad adolescenti dai tredici ai diciassette anni, in un rinomato collegio privato nell'Ile-de-France. È un periodo critico, in cui ci si gioca l'avvenire. Cinque anni fa, ho cercato di far loro comprendere che la musica, attraverso i suoni, influenza i loro stati d'animo, le loro ispirazioni e, dunque, la loro personalità. Ho chiesto loro di scegliere una musica a loro scelta, di ascoltarla regolarmente e di scrivere ciò che provavano (le schede erano anonime). Col passare degli anni, proseguendo l'esperienza, ho notato che gli stessi termini ricorrenti erano stimolati dallo stesso genere d'ascolto. Un esempio per l'hard rock: «Saltare dalla finestra», «farsi di droga», «violenza», «odio», «potente», «ipnotizzato», «morte»…

- Luc Adrien: Poi cos'è successo?

- Alain Busschaert: Ho incontrato alcuni psicologi e psichiatri per confrontare le mie opinioni. Ho affinato le mie osservazioni sui rapporti tra i look, i comportamenti, e gli stili musicali: avevo di fronte a me dei ragazzini totalmente sagomati all'interno di uno stile musicale che, nel periodo scolastico, ascoltavano in media dalle 1,30 alle 3 ore al giorno. Dei veri divoratori di dischi... Ho letto e ho riletto le 3.000 schede accatastate in cinque anni. A quel punto, ho deciso di lanciare un grido d'allarme 2: le conseguenze di certi ascolti musicali possono essere terribili. Ho visto dei giovani perdersi corpo e anima…

- Luc Adrien: Cosa ascoltano?

- Alain Busschaert: L'anno scorso, dei centoquarantasette alunni  con cui ho rinnovato l'esperimento, uno solo ha scelto un supporto classico: Beethoven! Alcuni hanno optato per la Top '50 o la dance, e l'immensa maggioranza ha scelto l'hard rock, il rock alternativo, il rap, il reggae, e la techno.

- Luc Adrien: Quali sono stati i risultati?

- Alain Busschaert: Prendo una scheda a caso: «Ho ascoltato "Show no Mercy" ("Non mostrare pietà"), degli Slayer. Appena ho premuto il tasto "play", mi si sono rizzati i capelli sulla testa quando ho sentito un rumore di basso che mi ha fatto venir la voglia di eccitarmi. Avevo l'impressione di trovarmi in una via presso un cimitero nella notte e che prendevo un'ascia; poi ho immaginato di tranciare in due tutte le persone che si trovavano attorno a me. Quando penso che nei concerti di Slayer, ci sono più di 7.000 persone che sono tutte esaltate, e che si rompono la testa! Quando spengo la musica seducente degli Slayer ritorno calmo». Notate che questi giovani non sono originari di zone periferiche a rischio, che molti hanno dei genitori agiati con un certo livello culturale…

- Luc Adrien: Il Cardinale Ratzinger (l'intervista è del 1993) sostiene che «il pericoloso potere di smembramento e di dissoluzione della persona» causato da certe «musiche sataniche» non è stato «preso abbastanza sul serio» 3. Questo è il suo parere?

- Alain Busschaert: Assolutamente sì. Quando si ascolta il Requiem di Mozart, non si ha voglia di «rompersi la testa»! Il Cardinale spiega il motivo di questa sua presa di posizione in un articolo intitolato «Liturgie et musique d'Église» («Liturgia e musica da chiesa») 4: «Perché ciò che viene cantato si comunica poco a poco allo spirito, molto più efficacemente di ciò che viene parlato solamente pensato». Avete notato che si possono imparare le parole di una canzone senza fare alcuno sforzo? Leggiamo un'altra scheda: «Una volta al giorno ascolto una canzone del gruppo Guns 'N Roses e mi innervosisco, ho voglia di mandare tutto all'aria, di fumarmi una canna, di invitare gli amici e le amiche per fare un'orgia. In seguito, vedo il lato oscuro (in confronto, le cose appena descritte sembrano normali). Ho voglia di sparare, di ammazzare qualche professore, a farla corta di fare un grande massacro, la morte e il diavolo al mio fianco. Dopo, appena spenta la musica, ridivengo come per incanto assolutamente calmo, il che prova che l'influenza della musica mi trasforma».

- Luc Adrien: Questa musica può condurre al diavolo?

- Alain Busschaert: Ciascuno di noi può rispondere a questa domanda a seconda delle sue convinzioni o delle sue credenze religiose. L'importante è prendere coscienza dell'impatto di questa forma di espressione musicale su chi riceve questa «educazione»… «Ci sono certe zone dello spirito umano che è meglio non stimolare o risvegliare»… Ma legga questa scheda: «Ho ascoltato gli Slayer […], e guardando la cover del CD, che rappresenta dei preti che si fanno massacrare, immaginavo che questi preti si facessero strappare le budella, mangiare la testa, bere gli occhi. Questa musica mi eccita tantissimo perché è la più veloce di tutte. Avevo l'impressione di essere su una moto ai trecento all'ora, investendo tutto ciò che si muove, compresi dei vecchi che si dondolavano attraversando pigramente la strada…». Da chi è stato ispirato questo ragazzo? Ozzy Osbourne, ex leader dei Back Sabbath, ha affermato: «Il nostro uditorio è sotto l'influenza di un potere infernale, è ciò spiega il nostro successo». Mick Jagger, leader dei Rolling Stones e «professore di educazione musicale» di tutta una generazione, ha dichiarato: «Noi lavoriamo sempre per dirigere il pensiero e la volontà delle persone, e la maggior parte degli altri gruppi fà altrettanto». Un giovane di 3ª ha scritto in tutta coscienza: «Questo genere di musica riesce a far emergere il nostro lato peggiore. Ma è una musica fantastica». Un giorno, tre dei miei alunni - chi ascoltavano hard rock da oltre tre anni - mi hanno confidato che avevano fatto una messa nera. Sono rimasti molto sorpresi delle conseguenze del loro atto. Spesso, nei bordi dei banchi di classe, trovo disegnati dei Pentacoli o delle delle croci rovesciate…

- Luc Adrien: «Compagnie musicali» di questo tipo possono spingere al suicidio?

- Alain Busschaert: La domanda mi sembra troppo diretta. Certamente, in certe canzoni di hard rock si trovano degli incitamenti espliciti al suicidio e parecchi gruppi, soprattutto negli Stati Uniti, sono stati accusati dai genitori di avere condotto i loro bambini all'autodistruzione. Nella sua canzone Suicide Solution («La soluzione suicida»), Ozzy Osbourne dice esplicitamente: «Ho pensato che tu scappassi dal Mietitore
Non puoi sfuggire al Mastro Guardiano [...] Dove nascondersi, il suicidio è l'unica via d'uscita». Il suo «credo» è «Killing yourself to die» («Uccidi te stesso per morire»). Negli Stati Uniti, più di 5.000 giovani si sarebbero suicidati a causa dell'hard rock; tuttavia, resto prudente anche se credo che ci siano delle possibili relazioni tra suicidio e musica. L'argomento meriterebbe studi più avanzati. D'altra parte, in circostanze particolari, questa musica può condurre alla droga o ad altre cose altrettanto pericolose.

- Luc Adrien: Come?

- Alain Busschaert: L'ascolto musicale può essere vissuto in parecchi modi: come un'effimera forma di evasione dall'equilibrio quotidiano. O come uno scivolamento progressivo nel sogno e nell'irrazionale. Da questa fuga all'assunzione di droga non c'è che un passo. E parecchi studi hanno dimostrato che la musica pop e i suoi derivati accompagnano spesso il consumo di droga, al punto che si ci può chiedere se, in sua assenza, queste sostanze avrebbero lo stesso effetto. D'altronde, i giovani d'oggi hanno spesso la tendenza a raggrupparsi per affinità musicali, il che crea certi tipi di «comunità» e un certo «razzismo musicale» nei confronti di coloro che non condividono la loro «cultura». Si raggruppano all'esterno, o in casa, in una piccola cerchia, per «farsi» con la musica. E, come dicono, dimenticare tutto… In quelle situazioni è molto raro che uno di essi non abbia una canna. E questo avviene fin dai dodici-tredici anni! Giunti a questo punto ci si chiede: fin dove si può arrivare? L'allusione alla droga è particolarmente sensibile presso i giovani che ascoltano il reggae. Ad esempio, in questa scheda di uno studente di 3ª è scritto: «Quando ascolto Bob Marley, mi diverto un sacco. Ho voglia di arrotolarmi una canna per sballarmi, ho voglia di volare. Questo mi fà dimenticare tutto, soprattutto questa sporca scuola di preti. Tutte le mie preoccupazioni svaniscono con l'erba. È troppo bello, Bob, con la tua musica di fondo».

- Luc Adrien: Chi è responsabile?

- Alain Busschaert: La cultura ambientale, certamente, ma anche i genitori. La loro responsabilità è enorme. Troppi genitori abbandonano completamente il loro ruolo educativo che ricade sui professori sopraffatti, che non sono responsabili dell'educazione primaria dei ragazzi. Si coprono gli occhi e proiettano sui loro figli un onirismo di soddisfazione. La maggior parte di essi non sa leggere i «mali» che affliggono i giovani. Questi «ragazzini», che spesso hanno tutto ciò che desiderano materialmente, non hanno più punti di riferimento rassicuranti indispensabili al loro equilibrio. Essi trovano nella musica una compensazione. «Ancora una volta ne ho piene le palle (problemi coi genitori)», scrive questo giovane di 4ª. «Allora cosa faccio? Salgo in camera mia e ascolto della musica. Perché? Ancora una volta non c'è nessuno che mi capisce». Altra scheda: «Quando i miei genitori mi sgridano, quando mi annoio […], la musica è la sola cosa che mi interessa: cosa volete da me»? Spesso la musica è l'unica compagna per molto giovani. Il solo legame di comunione: «La musica è indulgente», scrive un'adolescente… «È l'unica che mi accetta così come sono e che mi comprende». La mancanza affettiva, l'assenza di dialogo e di comunicazione è compensata da questa relazione con la musica che appare come un mezzo per evadere in un mondo sensibile e soggettivo, facilmente accessibile, irreale e reale, suggerito come ideale.

- Luc Adrien: Come reagiscono i genitori che tentate di allertare?

- Alain Busschaert: Sarebbe già molto se ascoltassero… Quando il professore di francese dice ai genitori che bisogna acquistare tale libro per riuscire negli studi, corrono a comprarlo. Quando il professore di educazione musicale consiglia di ascoltare tale musica piuttosto che tal'altra per strutturarsi, se ne infischiano! L'educazione musicale non è considerata come una materia importante e si dimentica troppo spesso che la musica è un insegnamento formativo come un altro. La matematica innanzi tutto! «Ma la musica cambia le loro idee», mi dicono certi genitori. Ecco il cuore della questione: in che misura cambia le loro idee? Ho visto dei giovani sani, lo sguardo frizzante, spegnersi, diventare, in alcuni mesi, chiusi, aggressivi, inaccessibili, a causa di un cofanetto di hard rock che un amico aveva loro prestato… Ascoltate questa testimonianza: «Un compagno mi ha passato un cofanetto di hard rock. Un colpo di fulmine […]. Non riesco più a staccarmene. L'ascolto tutti i giorni almeno per due ore. Per me è più importante dei miei genitori, e anche dei miei amici».

- Luc Adrien: E il rap?

- Alain Busschaert: Il rap aiuta enormemente all'integrazione… ma non il buonsenso: talvolta si tratta di incantesimi sovversivi, molto facili da registrare su un fondo musicale semplicistico. Nei commenti di ascolto di rap, si leggono queste espressioni: «Società ingiusta», «governo da vomito», «soldi da fregare»… Questi adolescenti avrebbero mai avuto queste idee? Soli, senza essere sotto l'influsso di questa musica e del suo incantesimo?

- Luc Adrien: Questi ascolti musicali potrebbero influire sulla violenza nei licei o sull'aggressione dei professori?

- Alain Busschaert: Leggete il testo della canzone Mineurs en danger («Minatori in pericolo»), del gruppo rock alternativo Bérurier Noir: «Les enfants naissent a l'aube/ Et se suicident en Juin/ Paniqus par l'echec scolaire/ Certains se pendent/ D'autres partent sans un mot/ L'arme du pere a l'paule/ Mitrailler la salie des profs/ Comme un dernier coup de force [...]/ Dans cet univers de Jungle/ Du les profs leur chient dessus» («I figli nascono all'alba/ E si suicidano in giugno/ Spaventati dall'insuccesso scolastico/ Alcuni si impiccano/ Altri partono senza una parola/ L'arma del padre alla spalla/ Mitragliare la sala dei professori/ Come un ultimo colpo di forza […]/ In questo universo di giungla/ In cui i professori ci c...gano addosso»). Quali possono essere le conseguenze di questo testo su certi giovani che hanno un basso rendimento scolastico?

- Luc Adrien: Quando parlate di suggestione, vi riferite ai messaggi subliminali?

- Alain Busschaert: Non necessariamente! Non c'è bisogno di messaggi subliminali! Ad esempio, c'è il gruppo NTM e la loro fin troppo famosa Nique Ta Mère («F...i tua madre»). Fin dalla 6ª, e talvolta anche prima, i giovani sanno già ciò che significano queste parole! Che splendida filosofia! Il risultato? Ecco la scheda di uno studente: «Ascolto della musica, mia madre mi chiama, mi viene voglia di fare quello che dicono gli NTM…». Anche quando non si comprendono le parole, la musica è più che sufficiente… Leggete questa testimonianza: «Ho capito che nella musica anglo-sassone, non intuiscono le parole, ma si comprendono i suoni, ci si lascia trasportare, ma senza rendersene conto, ci si lascia prendere […]. Il mio comportamento è molto cambiato; ero carino, ora mi innervosisco facilmente. Ieri sera ho litigato ancora con mia madre, ho gridato contro di lei. Prima non l'avrei mai fatto. Non riesco più a studiare». Questo ragazzo ascolta i Guns 'N Roses tre ore al giorno, di cui tre quarti d'ora alla mattina per «sentirsi in forma»!, come dice lui stesso. È normale che la giornata di scuola sia dura: l'effetto dell'ascolto musicale può perdurare fino alle sei del pomeriggio. Non dimentichiamo le ricreazioni, in cui si «inietta» la sua piccola dose col walkman.

- Luc Adrien: Quali ripercussioni hanno questi ascolti musicali sul rendimento scolastico?

- Alain Busschaert: Nel mio collegio, secondo le mie osservazioni, l'80% dei giovani che hanno delle difficoltà scolastiche o sono in pericolo di essere bocciati ascolta l'hard rock, la techno, il trash metal o il rock alternativo. Certe musiche particolarmente speed («veloci») atrofizzano il controllo di sè, la coscienza e la volontà: le chiavi del buon rendimento scolastico. Secondo alcuni studi americani, l'hard rock diminuisce l'attività dell'emisfero destro del cervello, riducendo la creatività e i pensieri produttivi. Una buona igiene mentale non passa per qualsiasi genere musicale! E in nessun caso, la musica può essere considerata «innocente».

- Luc Adrien: Supponiamo che abbia un figlio che ascolta hard rock o rock alternativo per tre ore per giorno chiuso nella sua camera. Che cosa posso fare?

- Alain Busschaert: Provate a ristabilire un dialogo: da qualche parte c'è qualcosa che non va. In ogni caso, mai sopprimere di colpo l'ascolto della musica; ciò sarebbe un errore in quanto lo scompiglio potrebbe tradursi in aggressività. Ridurre dunque progressivamente. Soprattutto, bisogna tentare di informare in modo giovanile sul volto nascosto della musica e sulla sua influenza, affinché realizzi che essa sta incidendo sul suo subconscio per trasformare il suo carattere e la sua personalità. La psicologia: bisognerebbe affrontare queste tematiche con gli alunni di classe 3ª, al massimo di 4ª, altrimenti si rischia di arrivare troppo tardi! Occorre spiegare loro come vengono programmati dai loro ascolti, e come possono, mediante il loro potere dell'autosuggestione, combattere questi valori negativi. Che si rendano conto che si stanno autodistruggendo. In classe, per tentare dei deprogrammarli, stimolando in loro il linguaggio musicale, precisando che ciò che noi esprimiamo mediante le parole, un musicista lo esprime attraverso i suoni. Ecco alcuni commenti di alunni dopo le sedute in cui suono loro qualche pezzo al pianoforte: «Ho scoperto un'arte quasi sconosciuta che mi ha stupito»; «Sognavo ad occhi aperti ascoltando questa musica»; «Non avevo voglia di andarmene, ma di ascoltare ancora e ancora Beethoven». Sono ottimista, ma che lotta!

- Luc Adrien: È difficile passare dai Guns 'N Roses ai Concerti Brandeburghesi?

- Alain Busschaert: Molto difficile. Le relazioni musicali sono come le relazioni umane. Le abitudini subcoscie non si cambiano in un attimo. Chiedete ad un buongustaio che ha abituato il suo palato al «pepe» hard rock, di apprezzare La Trota di Schubert... Inoltre, la musica crea rapidamente una dipendenza. Infine, si tratta di lasciare un certo mondo facile per un altro più esigente. Conosco alcuni giovani, lucidi che lottano per liberarsi da questa musica: «Provo sempre di più ad allontanarmi da questa forza negativa che è in me, più forte che presso altri», ha scritto uno di essi alle due della mattina. «Mi ossessiona, mi disturba, mi fà riflettere sulle persone e sulle cose della vita, ma da una cattiva angolatura, mi fa vedere la vita come se fosse di m...da». Una testimonianza drammatica.

- Luc Adrien: Cosa consiglia ai genitori?

- Alain Busschaert: Fin dalla più tenera età, disporre il bambino alle compagnie musicali domestiche come ai buoni amici. Certe cose avvengono anche inconsapevolmente. Bisogna assolutamente far ascoltare loro possibilmente Mozart, nei tempi vivi, brillanti, allegri, piuttosto che nelle tonalità maggiori. Lasciar fluttuare la musica in casa. In classe, un buon ascolto musicale alla mattina darà del brio. Ad esempio, il Primo Movimento del 4º Concerto Brandeburghese di Bach. Prima dello studio, a casa, il Terzo Movimento del 1º concerto in Re Minore per piano e orchestra di Bach: un'eccellente purificazione intellettuale. Poi almeno due movimenti lenti. Respirare seguendo il ritmo della musica. Dopo lo studio, un po' di relax con, ad esempio, il Primo Movimento del Concerto per flauto ed arpa di Mozart. La sera, prima di dormire, l'Adagio Divertimento in B Maggiore KV 287 di Mozart. La musica influisce sui sogni... La pratica di un strumento è eccellente per lo sviluppo del senso critico, delle capacità di concentrazione, di analisi, di memorizzazione e di espressione. Il teatro per l'eloquio, il coro che riunisce i cuori e le voci, e dove soprattutto nessuno è inferiore. È verosimilmente in queste circostanze che si impara meglio come condividere con l'altro pur esprimendosi liberamente.

- Luc Adrien: A proposito, che cosa diceva la scheda del suo unico alunno che ha scelto Beethoven?

- Alain Busschaert: Ha ascoltato il Kyrie della Missa Solemnis. Ecco un estratto della sua scheda: «All'inizio mi è sembrato un po' monotono. Poi, ho iniziato ad immaginare un lago tranquillo solcato da alcune barche. Ascoltando questa musica, mi sono sentito sciogliere davanti alla bellezza [...]. Ora provo una certa pace interiore».






fonte: http://www.centrosangiorgio.com/

martedì 20 novembre 2012

Radio FM addio, al via in Trentino il passaggio al sistema DAB.

Tra poche settimane anche l'Italia, dopo che gran parte dell'Europa ha già avviato il passaggio al nuovo sistema, approderà ad un importante traguardo: la radio digitale.

Dopo diverse sperimentazioni, il Trentino sarà infatti la prima area digitale radiofonica italiana, dove si potrà ascoltare la radio con il nuovo sistema DAB. Invece che attraverso la ormai classica "modulazione di frequenza" (la classica FM - Modulazione di Frequenza - con la quale ascoltiamo quotidianamente le nostre emittenti preferite) la radio si ascolterà quindi attraverso il Dab, il digital audio broadcast (un sistema per la trasmissione di segnali radiofonici in codifica digitale analogo del DVB, digital video broadcast che abbiamo per i televisori).

Oltretutto, la trasmissione digitale consente di mandare ai ricevitori altri dati, testi e immagini, trasformandola in una "visual radio" che, soprattutto per le informazioni sul traffico, può essere uno strumento particolarmente utile in auto.

In Trentino, pertanto, la radio trasforma il proprio segnale in bit, quello delle emittenti del Club Dab e quello di due consorzi con tutte le principali emittenti locali, ricevibili con nuovi apparecchi.

Proviamo quindi a sintetizzare il tutto e trovare quali siano gli aspetti positivi e quelli negativi del nuovo sistema di radio diffusione.

Elementi positivi:

  • una maggiore resistenza del segnale alle interferenze; 
  • frequenza stabile che non cambia con il movimento (in auto quindi non dovremo più continuamente cambiare frequenza per continuare ad ascoltare una particolare stazione radio);
  • una quantità più elevata di dati trasportabili;  
Una radio DAB
  • qualità audio più raffinata (vicina a quella dei lettori cd);  
  • incremento del numero di stazioni totali sostenibili dal sistema; 
  • possibilità di veicolare insieme all'audio anche altre informazioni come testi o immagini da affiancare alla programmazione: meteo, fotografie, ma soprattutto aggiornamenti sul traffico e la viabilità;
  • diffusione del segnale con una spesa infinitamente minore (le frequenza analogiche, ricordiamo, costano parecchi centinaia di migliaia di euro...). 

Elementi negativi:

    Una radiolina da rottamare
  • la tecnologia di trasmissione e la disponibilità del sistema DAB non sono compatibili con i ricevitori attuali (tutte le radio, le radiosveglie, le radioline portatili, i sistemi hi-fi, i walkmen, le autoradio saranno da buttare!); 
  • per ascoltare la radio in digitale sono necessari nuovi apparecchi;
  • rischio che il segnale sia come quello del digitale terrestre ovverosia davvero pessimo, sensibile agli spostamenti di aria che bastano a non far vedere più un canale, per non parlare della pioggia.


il Club DAB
"Finalmente il digitale radiofonico dopo l'Europa arriva definitivamente in Italia grazie all'impegno di un gruppo di importanti editori radiofonici privati nazionali", ha detto Fabrizio Guidi, presidente del Club Dab Italia (le radio italiane che si sono attivate per formare il Club Dab Italia sono Radio DeeJay, Radio Capital, M2o, R101, Rds, Radio 24, Radio Radicale e Radio Maria).

Linus, direttore di RadioDeejay: “Il fatto che questo "futuro digitale" cominci solo ora la dice lunga su quanto la radio venga considerata il parente povero del mondo della comunicazione la gente sovrappone l'immagine dell'apparecchio al prodotto, che invece è impalpabile e può essere infilato in qualsiasi terminale. La radio la puoi miniaturizzare e inserire nel cellulare o in un tablet, in un computer o in una tv, per cui sopravviverà di certo. Si trasformerà ancora, diventerà modernissima e digitale, sopravviverà a noi e anche ai nostri nipoti...


Un' autoradio da rottamare
Considerazione finale:

La copertura del segnale DAB in Italia

Prima una premessa, il DAB esiste dal 1990 (quando in Italia si cercò di far partire, seppur in via sperimentale, le trasmissioni radio senza disturbi e il qualità CD) e non è mai decollato per svariati motivi fra i quali la mancanza di interesse.

E poi una domanda: "per quale motivo dovrebbe decollare oggi in Trentino?" Non si sa! Infatti un piano per trasformare il Trentino in un’area “solo digitale” non c'è e non esiste nemmeno un decreto governativo (come per il DVB) che spinga verso una transizione alla radio digitale. Aggiungiamo che non esistono neppure in commercio molti dispositivi compatibili e che quasi nessuna autovettura (neppure quelle più recenti) ha a bordo un ricevitore DAB e la risposta viene da se.



sabato 17 novembre 2012

Leggiamo assieme i punti di un piano massonico contro la Chiesa Cattolica in atto dal 1995.


Cambiamo discorso e parliamo di massoneria, in particolare di alcune tappe del piano massonico contro la Chiesa Cattolica. Piano che come possiamo constatare ogni giorno è quasi del tutto completato, anche se sappiamo che non si realizzerà mai perché «non praevalebunt» (da intendersi: «[le porte degli Inferi] non prevarranno»; Mt.16,18)


PIANO MASSONICO DEL 1995
Traduzione della rivista spagnola Roca viva, Febbraio 1997, José Abascal, Madrid

A – Tramite una lotta costante e metodica per far scomparire la Chiesa cattolica, noi abbiamo ottenuto dei sostanziali progressi, conformemente agli scopi prefissi:

  1. Rottura dell’unica fede. Molti dubitano già dei dogmi fondamentali: presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, divinità e resurrezione di Gesù, vergintà di Maria, esistenza dell’Inferno, degli Angeli e dei demoni, ecc.
  2. Stato di scisma e di apostasia, ancora latente ma già reale.
  3. Contestazione del Papa e della sua dottrina.
  4. Controllo delle edizioni e delle pubblicazioni cattoliche.
  5. Ingresso della Massoneria nell’insegnamento religioso, specialmente nelle Facoltà Ecclesiastiche e nei Seminari.
  6. Gli infiltrati nei Seminari e nelle Congregazioni religiose hanno ottenuto posti influenti e lavorano con efficacia.
  7. Vescovi, preti e catechisti, ma anche diverse Congregazioni religiose maschili e femminili lavorano con noi, forse senza saperlo, ma in modo efficace.
  8. Emarginazione e disprezzo dei preti e dei religiosi fedeli alla dottrina tradizionale.
  9. Abbandono della Confessione, tramite la promozione dell’assoluzione comunitaria.
  10. Perdita della preghiera nelle sue forme distinte: preghiera personale, Rosario, Via Crucis, processioni, suppliche, ecc.
  11. Disprezzo per la devozione verso l’Eucaristia.


B – Molto efficaci si sono rivelate le “misure” che abbiamo proposto:

  1. Cambiare la struttura della Messa, attenuandone l’aspetto verticale ed accentuandone quello orizzontale.
  2. Introdurre la “libertà liturgica”, togliendo paramenti, cambiando o eliminando cerimonie, volgarizzando e svuotando di senso i riti.
  3. Ricevere la Comunione in piedi e nella mano, togliendo così importanza all’Ostia.
  4. Eliminare la genuflessione ed ogni forma di riverenza.
  5. Alterare il senso del peccato.
  6. Promuovere l’immoralità, concependola come “libertà” e “progresso”: liberazione sessuale, preservativi, contraccettivi, omosessualità , promozione della pornografia in televisione e in videocassette, film, sex-shop, riviste, ma soprattutto in televisione.
  7. Approvazione dell’aborto: finalmente anche la cattolica Irlanda l’ha approvato!
  8. Eliminare la formazione morale e religiosa dei giovani.
  9. Corrompere la gioventù, diffondere la droga, il sesso, i divertimenti immorali, le bestemmie, la violenza ecc.
  10. Controllare i mezzi di comunicazione sociale, soprattutto la televisione.


C – Dobbiamo continuare a progredire nei punti delle indicazioni riportate qui sopra. Noi siamo già in grado di di occupare i vertici del potere nella Chiesa. Allora si diffonderà apertamente, grazie all’autorità, l’ultima fase della nostra tattica
  1. Farla finita con la dimensione trascendente ed ogni forma di preghiera.
  2. Distruggere e svuotare totalmente il contenuto dei dogmi.
  3. Sostituire il teocentrismo con l’antropocentrismo.
  4. Relativizzare la morale: non vi devono essere principi né riferimenti oggettivi, ed ancor meno imposizioni venute dall’alto. Tutto dev’essere soggettivo
  5. Liberalizzazione delle pratiche sessuali, contraccezione, omosessualità…
  6. Sacerdozio alle donne.
  7. Ecc. ecc.


E finalmente – è questa la nostra grande aspirazione – l’eliminazione della messa. Ovviamente non potremo eliminarla da un giorno all’altro: molti non l’accetterebbero.
Occorre sopprimere l’aspetto ”sacrificale” e la ridurre ad una dimensione di “cenafraterna”. In questo modo non vi sarà più alcun valore sacramentale, e la messa sarà trasformata in una semplice riunione, vuota d’ogni contenuto. Ecco la nostra grande aspirazione, poiché distruggendo la messa cattolica noi distruggeremo la Chiesa dall’interno, senza persecuzione sanguinaria e grazie alla capitolazione dei cattolici stessi.
Abbiamo il trionfo a portata di mano! Solo un intervento diretto e straordinario di Dio potrebbe impedirlo. Ma noi potremo presto, molto presto gridare: «Ti abbiamo vinto, Galileo!»  

Israele sotto attacco. Due interviste: Jonathan Schanzer ed Amos Oz.


Riportiamo sempre riguardo ai venti di guerra che arrivano da Israele, due interessanti interviste. La prima per La Stampa a Jonathan Schanzer (ex analista di intelligence sul Medio Oriente del ministero del Tesoro) a cura di Maurizio Molinari. La seconda per il Corriere della Sera ad Amos Oz (uno degli intellettuali più influenti e stimati di Israele) a cura di Francesco Battistini:


1. Jonathan Schanzer: " I raid elimineranno i Qassam: non serve l’attacco di terra "


L’ Egitto ha tentato di risolvere la crisi ma non c’è riuscito ed a rafforzarsi è stato l'Iran»: così Jonathan Schanzer, l’ex analista di Intelligence sul Medio Oriente del ministero del Tesoro oggi direttore politico della Fondazione per la difesa della democrazia a Washington, legge quanto sta avvenendo a Gaza.

Perché Morsi ha inviato il proprio premier nella Striscia?

«Lo ha fatto cedendo alle forti pressioni americane. Il presidente Obama vuole che sia l’Egitto a risolvere la crisi di Gaza e Morsi ha compiuto un gesto per riuscirci».

Ma la missione sembra fallita, ora quali scenari si aprono?

«Obama ha chiamato il leader turco Ergodan sperando che abbia maggior successo con Hamas ma più a lungo dura la crisi più a rafforzarsi è l'Iran».

Qual è il motivo?

«I razzi lanciati da Hamas contro Tel Aviv e Gerusalemme sono di produzione iraniana. Dimostrano che Teheran sta rifornendo Hamas con armi simili a quelle che ha fatto arrivare, in maggior numero, agli Hezbollah in Libano. Se Morsi non riesce a porre termine agli attacchi, la crisi spingerà sempre più Hamas nelle braccia degli iraniani».

Ciò significa che vi sarà un'invasione israeliana?

«Non credo. L’intenzione di Israele è stata sin dall’inizio di distruggere tutti i depositi di razzi iraniani consegnati a Hamas. Hanno pressoché terminato l’opera. Fra 48 ore tutti i loro obiettivi saranno raggiunti. Ciò significa che se Hamas cesserà di lanciare razzi tutto rientrerà in fretta».

Gli accordi di pace di Camp David fra Egitto e Israele ne escono indeboliti?

«Sin dall’elezione di Morsi alla presidenza l'Egitto discute sulla revisione degli accordi di pace con Israele. C’è una evidente volontà di arrivarci da parte dei Fratelli Musulmani ma gli israeliani hanno fatto capire con chiarezza che non è disposta ad addentrarsi su questo terreno. E gli Stati Uniti sono decisamente contrari. Morsi non può far a meno degli ingenti aiuti economici americani e internazionali. Dunque ritengo che, a dispetto di una retorica molto aggressiva nei confronti di Israele, non arriverà a denunciare gli accordi di pace del 1979».

Le relazioni fra Obama e Morsi ne escono indebolite?

«In questo momento gli Stati Uniti vogliono soprattutto che Hamas cessi il lancio dei razzi e dunque questo è ciò che chiedono a Morsi ma quando tutto sarà finito vorranno appurare se l’Egitto era o meno a conoscenza dell’inizio dell’offensiva dei razzi. Se ciò fosse vero le relazioni bilaterali sarebbero messe a dura prova e il Congresso di Washington potrebbe decidere di intervenire sugli aiuti economici annuali che sostengono tutt’ora l’economia egiziana».







2. Amos Oz: " Siamo sotto attacco dal 2006 Netanyahu ha dovuto reagire "

L'opinione di Amos Oz coincide con quella di A. B. Yehoshua. Ne tengano conto i pacifinti italiani sempre schierati contro Israele. Amos Oz e A.B. Yehoshua, critici con tutti i governi israeliani, condividono le scelte di Netanyahu.

Ecco l'intervista:

GERUSALEMME

Amos Oz, stanno osando l'inaudito: razzi su Gerusalemme… È il gps di Hamas che funziona male o c'è una strategia? 

«Mi piacerebbe che fosse il gps… Ma temo che sia una cosa intenzionale. Sono in macchina, sto ascoltando la radio militare e dicono che l'obbiettivo era quello di colpire la Knesset».
Ma se poi colpiscono la moschea Al Aqsa? In ogni caso, il venerdì, alla Knesset non c'è nessuno…Non possono sapere tutto».

Possiamo già chiamarla la Seconda guerra di Gaza?

«Consiglierei prudenza. È lo scorrere dei giorni a dare la forma a una guerra».

Con la calma di chi ha visto di peggio, chiuso in un carro armato nei Sei giorni del 1967 e sulle alture del Golan. Con la leggera sapienza di chi sa che da queste parti «la vita fa rima con la morte», titolo d'un suo libro. Con l'autorevolezza tranquilla di chi ha fondato Peace Now israeliano, e per lo Stato palestinese si batteva già quarant'anni fa. All'ora dei missili e delle bombe, con tutte queste cose caricate in auto, il più grande scrittore israeliano se ne va verso Sud. Destinazione Arad, casa sua, deserto del Negev: «Ero a Tel Aviv giovedì pomeriggio, quand'è caduto il primo razzo. Me ne vado, ma non per paura. Perché è il weekend…».

Curioso, però: fra tanto sparare, il mondo s'impressiona se un Fajr solca il cielo di Tel Aviv…

«Finora a Gaza sono morte più di venti di persone, per la maggior parte erano tutti miliziani di Hamas. Gli aerei israeliani stanno facendo di tutto per colpire il meno possibile obbiettivi civili. Hamas, no: il suo scopo è fare morti fra la gente comune, perché sa che l'effetto è maggiore. Ecco perché un missile su Tel Aviv non è solo un missile su Tel Aviv».

Il coinvolgimento delle grandi città può cambiare le strategie?

«Un morto a Tel Aviv non è più importante d'un morto a Sderot. La differenza sta nella densità dei centri colpiti, nel numero di vittime. Per questo sparano al bersaglio grosso».

La chiamano dall'estero per sapere che succede?

«Sì. E io spiego che Israele si trova sotto l'attacco continuo di questi razzi almeno dal 2006. Quale Paese sopporterebbe dodicimila missili in sei anni? Bisognava reagire, non c'era alternativa se non con un attacco aereo che è sproporzionato solo per chi non ha provato a stare qui in questi anni. Però adesso sono contrario all'ingresso via terra coi carri armati: a Gaza è facile entrare, ma non è facile uscirne».

Anche nel 2008, Piombo Fuso doveva essere un'operazione risolutiva…

«E infatti allora si fece l'attacco via terra, un errore. Penso che Netanyahu farà di tutto per evitare di ripeterlo: quattro anni fa, le ferite furono molto profonde, anche psicologiche».

Il caso Shalit, la mediazione egiziana dimostrano però che, al di là della retorica, con Hamas si può parlare…

«Si può parlare con Hamas, ma dipende da come e su che cosa. Hamas non ci vuole vivi, continua a ripetere che non dobbiamo stare qui. Non c'è dialogo con chi mette in discussione la tua presenza».

L'Egitto dei Fratelli musulmani ci crede.

«L'Egitto s'è posto come intermediario. Ma è difficile lo possa fare un governo che dà tutte le ragioni a Hamas e tutti i torti a Israele. È meglio se si leva: serve un altro mediatore, più neutrale. Nemmeno la Turchia può avere questo ruolo».

Quanto dura questa Colonna di fumo?

«La risposta è solo nella testa di Hamas. L'operazione militare terminerà quando finiranno i missili. Non ci sono molti retroscena, non c'entrano niente il voto alla Casa Bianca o quello israeliano in gennaio, di cui sento parlare: sono bombe legate a un'emergenza da risolvere».

C'è un dato politico, però. In quattro anni, Netanyahu è riuscito a rompere con Obama, con la Turchia, con l'Egitto, ha congelato il dialogo coi palestinesi… È il leader adatto?

«Lei sa quanto io sia un oppositore di Netanyahu. A gennaio voterò contro di lui. Sul piano politico, non ha mai tentato un accordo coi palestinesi. E sul piano sociale, s'è rivelato un primo ministro al servizio dei ricchi. Ma questo non m'impedisce di dargli ragione sul problema di Gaza».

Ma è lecito sigillare in quel modo un milione e mezzo di persone e pretendere che non reagiscano?

«Gl'israeliani stanno rifornendo la Striscia di cibo e di benzina anche in questi giorni, il valico egiziano di Rafah è aperto: non accetto che si dica che quella è una prigione a cielo aperto per colpa d'Israele. Vedo molta ipocrisia su questo tema: da quando a un povero, per quanto povero, è riconosciuto il diritto d'uccidere gente innocente?».

L'Obama II sarà una sorpresa per il Medio Oriente?

«Non ci sono soluzioni a sorpresa, qui. Quello che Obama può fare, è aiutare Abu Mazen e Netanyahu a negoziare fra di loro. Con pazienza. E lasciando perdere Hamas».

Israele sotto attacco. Due articoli: Fiamma Nirenstein e Dimitri Buffa


Da Il Giornale il racconto di Fiamma Nirenstein su ciò che accade in Israele :

 " Su Gerusalemme piovono i razzi. Su Israele l’odio "

La mia amica Ruthie che vive al cen­tro di Gerusalemme credeva che fos­se la sirena che annuncia l’ingresso di Shabbat, quando la gente si sorride, au­gura Shabbat Shalom, popolo di Israele, un sabato di pace. Invece era la sirena che annuncia l’arrivo di un missile, chissà in che punto, chissà che cosa, chi colpirà, cor­ri, hai quindici secondi per trovare un tetto di cemento. Ruthie ha capito dopo un po’ che quella sirena era troppo lunga, troppo ululante, e che lei era troppo lontana da un rifugio, così si è accucciata sotto le scale co­me consiglia la radio.

L’ultima volta che Ge­rusalemme è stata colpita, nel 1990, i pale­stinesi sui tetti, nonostante i loro fratelli vi­vano in una parte di Gerusalemme, invita­vano Saddam Hussein a colpire. Adesso si odono spari e botti di gioia da Gerusa­lemme est perché gli ebrei vengono colpiti.

È dalla fondazione dello Stato che a causa di un odio tetragono, religioso, e an­che di una irresponsabile in­comprensione da parte occi­dentale delle ragioni di Israele, che esso combatte assalitori pieni d’odio da ogni parte. Diffi­cile spiegarsi perché il mondo non capisca.

Non si dica che la situazione è complessa; essa è invece semplicissima, e solo la malafede può impedire di elen­care cronologicamente la suc­cessione degli eventi: centinaia di missili da Gaza, due milioni di persone sotto il fuoco, una re­azione di difesa che qualunque Paese avrebbe doverosamente avuto.

Adesso una parte sola ha in mano le chiavi della pace, ed è Hamas: se cessasse il lancio, Israele non continuerebbe nep­pure per un minuto a bombar­dare i covi dei terroristi, i deposi­ti di missili e le gallerie, molti po­sti in zone abitate. Ma neppure durante la visita di ieri del pri­mo ministro egiziano Isham Kandil, mentre Haniyeh usciva tranquillo in strada, Hamas ha smesso di lanciare missili a va­langa, e questo mentre Israele si asteneva da attacchi durante l’incontro.

Israele non ha in pro­gramma, come Hamas, di di­struggere il nemico, né tanto­meno di provocare l’Egitto, mentre Hamas ne ha tutto l’in­teresse. Fu lo Stato ebraico a sgomberare Gaza; ha a cuore la vita e la salute di ciascuno dei suoi cittadini, non vuole vedere soldati feriti o morti, né bambi­ni colpiti fra i suoi o fra quelli di Gaza. Hamas invece vuole di­struggere Israele e indottrina i suoi perché divengano shahid, martiri della guerra santa, non tenendone in conto la vita e il be­nessere, mescolando i combat­tenti con i civili co­sì da creare in­cidenti per cui Israele venga bia­simata.

Ci vuole una laurea a ca­pire queste semplici verità? Shabbat shalom Israele. La giornata di ieri è stata piena di simboli, il mondo islamico go­de che lo speaker della radio, che interrompe continuamen­te i programmi per dire tzeva adom colore rosso, allarme, correte ai rifugi, elenchi con fin­ta flemma i nomi di Gerusa­lemme e di Tel Aviv fra gli altri sotto il fuoco. A Gerusalemme la santa, così, la sirena si confon­de con l’entrata del giorno san­to: che altro può fare? E a Tel Aviv di venerdì, nel week end, vogliamo scherzare? Il missile vola da Gaza, ma tu siedi in un caffè e comincia il riposo; gli amici si affollano intorno ai ta­volini carichi di bevande sotto il sole. Dov’è il rifugio, dove po­trà proteggersi dall’attacco il cuore gaudente di Israele? La si­rena suona, i bambini le fanno il verso mentre le madri li riac­chiappano e cercano di trasci­narli in un rifugio, Sderot, Ashdod, Ashkelon, Bersheeba, le città regolarmente colpite, province poco interessanti, so­no ora unite a Gerusalemme e a Tel Aviv nella costrizione a guar­dare il cielo infuocato.


Dal sito L'Opinione  un'analisi di Dimitri Buffa su cosa stia succedendo davvero tra Gaza ed Israele:
Dimitri Buffa : " Noi stiamo con Israele "

Mai come in questo momento con i razzi di hamas che assediano da settimane i confini israeliani con Gaza è cosa buona e giusta riaffermare che tutti noi, che ancora distinguiamo il bene dal male, nonchè un esercito regolare da una banda di terroristi islamici assassini e oscurantisti e altri dettagli del genere, non possiamo che stare con Israele. Senza sè e senza ma. Erano svariati mesi (e poco i giornali si erano occupati della cosa ) che questa pressione su Eretz Israel cresceva, e mai una reazione se non qualche azione mirata. Troppa la paura di mettersi contro la solita opinione pubblica internazionale “mainstream” e ipocrita che poi se ne esce fuori con qualche politico alla D’Alema che ti parla di “reazione sproporzionata”. Poi però qualcosa è cambiato e, guarda caso, in concomitanza con la rielezione di Obama alla Casa Bianca, è come se tutti i terroristi islamici della Striscia si fossero scatenati e avessero voluto festeggiare così, con fuochi d’artificio certo non a salve. Obama da parte sua chiede a Morsi, un fratello mussulmano, cioè stessa ideologia di hamas, di mettere le cose a posto. A meno che non si tratti di una nuova cura omeopatica e geopolitica verrebbe voglia di ridere. Certo l’Egitto ha problemi con il traffico di armi e droga nel Sinai e hamas  con i propri tunnel sovverte l’ordine anche nei dintorni del Cairo. Ma pensare che Mohammed Morsi possa fare qualcosa per togliere le castagne dal fuoco a Gerusalemme è fantascienza da B  movie. Così  adesso prepariamoci alla solita sceneggiata di “Pallywood”, Palestina Hollywood, già iniziata l’altro ieri con la messa in rete, su facebook, della foto di un ospedale da campo siriano pieno di bambini feriti, spacciato per ospedale di Gaza.

E prepariamoci a leggere sui giornali sia di destra sia di sinistra della famigerata “lobby ebraica” negli Stati Uniti che bloccherebbe le risoluzioni Onu di condanna sempre contro Israele, secondo la logica con cui “ è normale che il tuo vicino di casa ti spari dentro le finestre ma è assurdo che tu reagisca”. Peraltro Israele, sebbene ovviamente il governo di Netanyahu tenda meno al politically correct di quelli dei suoi predecessori, Sharon incluso, reagisce solo quando non ne può fare a meno. Ma visto che in Europa c’è persino gente disposta a piangere il sequestratore di Shalit come un eroe di non si capisce quale resistenza, e visto che nessuno si indigna per un’intera popolazione in ostaggio di queste bande criminali che decidono i tempi e le modalità della propria propaganda armata contro Israele, occorre dire parole chiare sul sacrosanto diritto di qualsiasi paese, Israele in primis, di difendersi da una simile minaccia armata.

Ora vediamo che ci sono missili iraniani, di cui i guerriglieri di hamas sembrano essere ben forniti, che possono colpire persino Tel Aviv, la capitale industriale dello stato ebraico. Adesso che sta capitando tutto questo si spera che l’America di Obama trovi la forza, il coraggio e l’onestà intellettuale di riaprire il dossier Iran, perchè quello è il vero problema . E se Hamas si sta allargando così è perchè esiste evidentemente un piano preciso per creare una serie di reazioni a  catena, contando anche sul caos che ci sta in Siria.

In tutto questo bisognerà vedere che posizione prenderà il presidente egiziano: real politik e acqua sul fuoco oppure appoggio sotterraneo alla guerriglia? Di sicuro Israele si sta armando anche con le truppe di terra per difendere i propri confini. E francamente è quanto meno azzardato chiedere allo stato ebraico di fare un passo indietro quando la sicurezza interna si trova sull’orlo di un precipizio.  I prossimi giorni saranno cruciali per capire se si tratta dell’ennesimo effetto collaterale del fallimento delle primavere arabe o se l’Iran sta soffiando sul fuoco. Di certo i veri democratici e i veri liberali di tutto il mondo non possono che stare dalla parte di Israele. La simpatia verso il terrorismo islamico lasciamola ai no global di destra e di sinistra, quelli che negli scorsi giorni hanno già fatto vedere di che tempra sono fatti quando si sono recati a insultare gli ebrei davanti alla Sinagoga di Roma.

venerdì 16 novembre 2012

AL QAEDA/ Magdi Allam: il terrorismo islamico è sempre più forte per colpa dell'Occidente


Purtroppo le notizie che arrivano dal Medio Oriente sono tutt'altro che positive, tra Israele e Gaza c'è una guerra in atto. Riproponiamo pertanto dal sito Il Sussidiario, un'intervista a Magdi Cristiano Allam del 30 ottobre scorso a riguardo proprio del problema del terrorismo islamico:


AL QAEDA/ Magdi Allam: 
il terrorismo islamico è sempre più forte per colpa dell'Occidente

Magdi Cristiano Allam
E' tornato a farsi sentire con un nuovo video messaggio il leader di Al Qaeda, Ayman al-Zawahiri, successore di Osama bin Laden. Nelle sue parole l'invito esplicito a rapire ovunque possibile gli occidentali "allo scopo di liberare i nostri uomini prigionieri nei loro Paesi", un nuovo attacco a Barack Obama definito bugiardo e primo sostenitore di Israele e infine l'invito agli egiziani a portare a compimento la riv oluzione cominciata nel loro Paese. Parole inquietanti ovviamente. Ilsussidiario.net ha chiesto a Magdi Cristiano Allam, eurodeputato di Io amo l'Italia, il suo parere su questo messaggio: "Al Qaeda" ha detto "è oggi più forte che mai. Controlla militarmente ampie zone di Paesi come il Mali e la Somalia e agisce come un vero e proprio Stato". Quello di al-Zawahiri, spiega, è l'appello di chi si sente all'offensiva e che ha oggi due nemici, gli Stati Uniti e i Fratelli Musulmani egiziani.

Onorevole, come interpreta il messaggio di al-Zawahiri?
Dobbiamo prendere atto del fatto che oggi Al Qaeda è più forte di quello che era prima dell'1 1 settembre 2001. Obama, tra i tanti, però sostiene il contrario. Al Qaeda oggi controlla militarmente dei territori come se fosse uno Stato. Nel nord del Mali occupa un territorio grande tre v olte la Gran Bretagna. In Nigeria, in Somalia e nello Yemen ha delle basi solide, così come è attiv a in Iraq, in Afghanistan, in Pakistan e oggi anche in Siria, con una serie di attentati terroristici che ev idenziano la v italità di questa organizzazione terroristica islamica globalizzata. Al-Zawahiri attacca Obama e rivolge un appello esplicito agli egiziani.
E' l'appello di chi si sente all'offensiv a e ritiene che Al Qaeda abbia, oggi, due nemici da sconfiggere.

Quali?
Il primo è il fronte dei Paesi occidentali, Stati Uniti in testa, che dopo l'11 settembre hanno promosso guerre in Iraq e Afghanistan, guerre che purtroppo si sono rivelate infruttuose.

Perché?
Perché non si è riusciti a sconfiggere Al Qaeda, nonostante l'uccisione di bin Laden. Il secondo pericolo per al-Zawahiri sono i Fratelli Musulmani, grande rivale all'interno della galassia islamica. Gli Stati Uniti hanno deciso di investire sui Fratelli Musulmani, legittimandoli e consentendo loro di accedere al potere in vari Paesi del Medio oriente, proprio con l'intento di dividere questa galassia al suo interno e ottenere in cambio della legittimazione il loro sostegno per debellare Al Qaeda.

Cosa che non sembra sia avvenuta, almeno fino a oggi.
Non è avvenuta, per cui noi oggi ci troviamo con dei Paesi a maggioranza islamica sulla sponda mediterranea meridionale, guidati dai fratelli musulmani, e, al tempo stesso, Al Qaeda ancora più forte di quanto non fosse undici anni fa.

Che ne pensa della politica occidentale nei confronti del terrorismo islamico?
Purtroppo l'occidente oggi sta sbagliando tutto. Ha voluto legittimare i Fratelli Musulmani, immaginandoli come una sorta di Democrazia cristiana nel mondo islamico e non comprendendo che c'è una differenza fondamentale fra il Corano e i Vangeli, fra Maometto e Gesù, fra il cristianesimo e l'islam.

Magdi Cristiano Allam
Ci spieghi questo passaggio.
La similitudine è assolutamente infondata. Chi fa riferimento al Corano e a Maometto, alla sharia e all'islam, opera secondo logiche che sono logiche di conquista e di imposizione dell'islam costi quel che costi. Lo possono fare pragmaticamente, se è nel loro interesse, dissimulando il loro reale obbiettivo, ma l'obbiettivo resta di sottomettere all'islam il mondo intero.

Dunque un occidente a cui sfuggono particolari importanti.
L'occidente sta commettendo la follia suicida di schierarsi con i carnefici dei cristiani in Medio oriente. Sta accadendo in Siria, dove è in atto un genocidio dei cristiani, ma sta accadendo anche in Egitto, dove i cristiani rappresentano una minoranza consistente tra il 10 e il 15 % degli 83 milioni di abitanti. L'occidente sta aiutando questi carnefici dei cristiani, sostenendoli politicamente all'insegna della menzogna della Primavera araba.

Secondo lei questo è il risultato del vuoto di valori che caratterizza l'occidente o più semplicemente di interessi economici legati al petrolio dei Paesi arabi?
Sono v ere entrambe le cose. E' vero che l'occidente, come dice il Papa ripetutamente, è succube della dittatura del relativismo, che porta a far venire meno la certezza dei nostri valori non negoziabili che privilegiano la sacralità della vita, la dignità della persona, la centralità della famiglia naturale e la libertà religiosa. E' anche v ero che noi chiudiamo entrambi gli occhi di fronte alle atrocità commesse contro i cristiani, che sono in assoluto i più perseguitati al mondo per motivi religiosi, e questo per interessi economici. Basti pensare alla Nigeria, dove ogni domenica andare a messa è diventato una sorta di martirio. Non si è decisi nella condanna per salvaguardare i nostri interessi petroliferi nella regione.

E dunque?
Il martirio dei cristiani in Nigeria passa come un fatto di cronaca che si archivia e finisce lì. Ma bisogna dire che il relativismo si è infiltrato anche all'interno della Chiesa stessa, nel momento in cui ci sono documenti ufficiali del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso in cui si parla delle tre grandi religioni monoteistiche legittimando l'Islam a prescindere dai contenuti del Corano, di Maometto si parla come di un profeta, dell'Islam come religione autentica e del Corano come testo sacro.

Che conseguenze porta questo?
Tutto questo fa venire meno la certezza dell'assolutezza della verità cristiana e non può che portare al disorientamento dei fedeli che, se hanno la percezione che tutto sommato l'Islam e cristianesimo sono la stessa cosa, finiscono per av ere meno forte l'attaccamento alla religione cristiana.

Fonti:
Il sito da cui è tratta l'intervista: Il Sussidiario
Il sito del movimento di Magdi Cristiano Allam: Io Amo l'Italia

sito internet

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