martedì 18 dicembre 2012

I valori non negoziabili. Coraggio compagni, difendete il Papa. Articolo di Antonio Socci


Riportiamo un interessantissimo articolo di Antonio Socci, pubblicato su “Libero” domenica 16 dicembre che parla della questione dei "valori non negoziabili" nella sinistra italiana:

CORAGGIO COMPAGNI, DIFENDETE IL PAPA

Ma dove sono finiti i cosiddetti “marxisti ratzingeriani” che dal manifesto dell’ottobre 2011, al libro “Emergenza antropologica”, alle recentissime interviste, hanno abbracciato i cosiddetti “valori non negoziabili” proclamati dalla Chiesa?

Avevano affermato che Pd e sinistra erano i migliori interlocutori per varare un nuovo umanesimo condiviso fra cattolici e laici e invece proprio da quell’area in queste ore arriva il “linciaggio” morale di Benedetto XVI “reo” di aver ribadito quei valori nel suo Messaggio della giornata della pace.

A quanto pare nessuno, nella sinistra, ha lo stesso coraggio intellettuale di Alexander Langer, che il 7 maggio 1987, quando era leader carismatico degli ecologisti europei, proprio sui temi di bioetica pubblicò sul “Manifesto” un intervento intitolato “Cara Rossanda, e se Ratzinger avesse qualche ragione?”
Riassumo quello che sta accadendo. Nel suo Messaggio il Pontefice ha elencato le situazioni di violazione della pace, di violenza o di tensione sociale e sofferenza umana nel mondo.

Ha perciò ricordato le guerre sanguinose, poi le guerre asimmetriche che si affacciano oggi (come quelle economiche che fanno egualmente danni immensi e provocano enormi sofferenze), le minacce alla pace rappresentate da terrorismo, criminalità internazionale e fondamentalismo, le guerre che snobbiamo con indifferenza (come la negazione della libertà religiosa e dei diritti umani).

Infine papa Ratzinger ha voluto ribadire (come già faceva Giovanni Paolo II) che “via di realizzazione della pace è anzitutto il rispetto per la vita umana a cominciare dal suo concepimento fino alla sua fine naturale”. Si chiede: “come si può infatti pensare di realizzare la pace, lo sviluppo integrale dei popoli o la stessa salvaguardia dell’ambiente, senza che sia tutelato il diritto alla vita dei più deboli, a cominciare per i nascituri?”.

Il Papa sostiene che non è possibile fondare dei diritti dell’uomo universali e intangibili, quindi una pacifica convivenza, se non si riconosce che vi sono “principi non negoziabili”, come la vita umana, di cui nessun potere può disporre, perché fondati non su un credo religioso, ma sulla stessa natura umana.
Per questo – afferma Benedetto XVI – “precondizione della pace è lo smantellamento della dittatura del relativismo” (il quale nega l’esistenza di una legge morale naturale).

Fa parte di questa legge, iscritta nell’umanità, anche “la struttura naturale del matrimonio, come unione fra un uomo e una donna”, che non può essere smantellata o equiparata ad altri tipi di unione (non a caso tutte le civiltà, anche precristiane, si sono fondate sull’unione fra uomo e donna).

Ebbene tutto questo complesso ragionamento è stato ridotto dai media al concetto che riprendo dalla titolazione di Repubblica: “Le nozze gay, una ferita per la pace”. Sottotitolo: “Il Papa attacca anche eutanasia e aborto: ‘Delitti contro la vita’. E’ polemica”.

Un diluvio si è abbattuto sul Pontefice. Da parte dei media, perlopiù impregnati di relativismo e pregiudizio anticlericale, e da parte del mondo politico “progressista”.

Si pone perciò un problema: dov’è finita quella novità annunciata a Sinistra quando, il 16 ottobre 2011, fu reso pubblico un manifesto sottoscritto da quattro autorevoli studiosi di formazione marxista e di area Pd?
Si tratta di quattro personalità importanti, che tutte hanno militato nel Pci: lo storico Giuseppe Vacca, presidente dell’Istituto Gramsci (uno degli intellettuali più importanti del Pd); il filosofo Mario Tronti, che fu tra i fondatori di “Quaderni Rossi”, poi teorico dell’operaismo e oggi presiede l’ingraiano “Centro per la riforma dello Stato” (è stato anche senatore); il filosofo Pietro Barcellona già deputato nelle file del Pci e poi membro del Csm; infine il sociologo Paolo Sorbi, l’unico da tempo cattolico, ma anch’egli dai trascorsi marxisti.

Il loro manifesto esordiva con una clamorosa dichiarazione contro “la manipolazione della vita” e denunciava “una inedita emergenza antropologica” che è all’origine della “crisi della democrazia”.
Per questo faceva appello al Pd per avviare “un confronto su due temi fondamentali del magistero di Benedetto XVI che nell’interpretazione prevalente hanno generato confusioni e distorsioni tuttora presenti nel discorso pubblico: il rifiuto del ‘relativismo etico’ e il concetto di ‘valori non negoziabili’ ”.
Il documento parlava inoltre di “libertà” e “dignità della persona umana fin dal suo concepimento” (che è stato “il passo più criticato”). Secondo Sandro Magister in quel documento “c’è un’adesione esplicita a tesi di Benedetto XVI e del cardinale Angelo Bagnasco”., Naturalmente i quattro pensatori sanno bene che proprio la loro Sinistra è stata ed è la paladina di tutte le battaglie ideologiche radicali più opposte all’insegnamento della Chiesa. Ma considerano questo una subalternità alla cultura radicale che la sinistra dovrebbe superare. Infatti, cinque mesi fa, ripubblicando il manifesto, con vari commenti, in volume, “Emergenza antropologica” (Guerini), hanno firmato una prefazione dove si legge:
“la deriva radicale che ha permeato tanta parte anche della cultura di sinistra è originata dalla torsione nichilistica dei processi di secolarizzazione degli ultimi decenni e dall’inadeguatezza delle idee di libertà con cui la cultura riformista ha pensato di potervi reagire”
I quattro che hanno giudicato opportunistico il filocattolicesimo del Pdl (e Bondi, che ha sfrattato cattolici e valori non negoziabili, ha dato loro implicitamente ragione) annunciano per il 2013 un convegno sulla visione antropologica di Benedetto XVI.

Il mese scorso, con alcune interviste, questi intellettuali hanno espresso posizioni davvero “rivoluzionarie” per una sinistra conformista come quella italiana:

Ecco Mario Tronti:
“La lettura corrente secondo cui questo sarebbe un pontificato ‘conservatore’ costituisce un completo travisamento del papa teologo. Centrale, in Joseph Ratzinger, è la necessità della dimensione pubblica dell’esperienza di fede. Anziché accontentarsi dei luoghi comuni, le culture della sinistra dovrebbero semmai sollevarsi a questo livello e accettare il confronto sul terreno dei ‘principi irrinunciabili’. Qualsiasi esperimento di trasformazione della realtà non può prescindere dall’elemento spirituale presente in ogni essere umano”.
Tronti disapprova il cambiamento di costumi che è avvenuto “in modo solo istintivo, secondo i dettami delle culture radicaloidi e falsamente libertarie, per cui non esiste altro diritto che non sia il diritto dell’individuo. La sinistra non è stata capace di contrastare questa deriva”.
Vacca così parla di famiglia, coppie gay e di eutanasia:
“anche rispetto al senso morale comune, è difficile affermare che la disponibilità sulla mia vita sia un mio diritto individuale, poiché non mi sono autogenerato. Non conosco vite autogenerate, come non conosco morti solitarie, che non coinvolgano cioè la comunità. Lo stesso vale per le coppie omosessuali. E’ la Costituzione a definire cosa sia la famiglia, riconoscendole la finalità prioritaria della generazione. L’amore, l’affetto, la solidarietà sono importanti, ma quello che definisce la famiglia è la generazione e il diritto dei nati ad essere generati da un padre e una madre”.
Sarebbero una novità straordinaria, ma hanno fatto l’errore di individuare in Bersani e nel Pd l’unico interlocutore interessato a costruire un “umanesimo condiviso”.

Mentre il Pd e la Sinistra continuano ad essere invece totalmente subalterni al radicalismo. Tanto che – per mettere in difficolta il cattolico Renzi alle primarie – Bersani ha fatto approvare una Carta d’intenti, vincolante per tutti, dove – con spensierata superficialità - si annuncia il varo delle coppie gay e altre idee simili.
Infatti da questa Sinistra, ieri si sono alzate solo invettive contro il Papa. C’è qualche voce diversa?

Antonio Socci

Libero, 16 dicembre 2012
www.antoniosocci.com

martedì 11 dicembre 2012

Impiccano una madre di 5 figli perché cristiana!


Riporto da Tempi un appello di Antonio Socci.

Bisogna fare qualcosa per Asia Bibi, la donna cristiana che è stata condannata nel novembre del 2009 in Pakistan per false accuse di blasfemia. Domenica Socci ha scritto in prima pagina su Libero un lungo commento in cui, oltre a ripercorrere la storia della donna, si chiede perché mai non ci sia un municipio in Italia che abbia il coraggio di esporre l’immagine di Asia Bibi. Già, perché? Sul prossimo numero del settimanale Tempi abbiamo deciso di pubblicare un taz&bao con alcune delle straordinarie parole che la donna ha scritto in una lettera pubblicata sabato da Avvenire (le potete leggere qui: «Se mi condannate perché amo Dio, sarò orgogliosa di sacrificarmi»).
In pagina trovate l’immagine che vi invitiamo a diffondere attraverso la rete, a stampare e appendere ovunque lo riteniate opportuno (l’immagine può essere scaricata anche qui in formato pdf).

Di seguito il testo dell’articolo di Socci, tratto dal suo blog.

IMPICCANO UNA MADRE DI CINQUE FIGLI PERCHE’ CRISTIANA
 (chi vuol fare qualcosa per lei veda sotto questo articolo)
di Antonio Socci

Asia Bibi, una madre di cinque figli, è in carcere da tre anni ed è stata condannata a morte per impiccagione perché cristiana a 1700 anni esatti dall’Editto di Costantino.
La libertà di coscienza, cioè il riconoscimento pubblico della dignità umana, cominciò proprio quel giorno di febbraio del 313.

Il primo seme (ancora tanta strada c’era da fare) fu proprio quell’Editto di Milano, firmato da Costantino, a cui è dedicata la grande mostra che si è appena aperta a Palazzo Reale del capoluogo lombardo.
Preferisco morire da cristiana che essere libera da musulmana

L’editto concedeva “anche ai cristiani, come a tutti, la libertà di seguire la religione preferita” e decretò quindi “che non si debba vietare a nessuno la libera facoltà di aderire, vuoi alla fede dei cristiani, vuoi a quella religione che ciascuno reputi più adatta a se stesso”.

Da lì, pian piano, sarebbero nate tutte le libertà (infatti con quella dichiarazione di fatto iniziava a nascere anche la laicità dello Stato, perché il potere non poteva più essere divinizzato).
Eppure oggi, a 1700 anni da quella storica svolta, i cristiani nel mondo continuano ad essere perseguitati e massacrati per la loro fede in Gesù Cristo. Anzi, lo sono oggi più ancora che nell’antica Roma.

Il caso simbolo è appunto quello di Asia Bibi, una madre di cinque figli. Dal giugno 2009 è rinchiusa in una cella senza finestre nel carcere di Sheikhupura in Pakistan. Ha subito atrocità e umiliazioni ed è stata condannata a morte per la sola “colpa” di essere cristiana.

In questo paese a stragrande maggioranza musulmana infatti il regime fondamentalista da anni ha varato la terrificante “legge sulla blasfemia” che è come un spada di Damocle sui cristiani, la cui vita, i cui figli, i cui beni sono così alla mercé di chiunque li denunci di aver offeso Maometto.
Ieri “Avvenire” ha pubblicato una lettera di Asia Bibi dove fra l’altro si legge: “Un giudice, l’onorevole Naveed Iqbal, un giorno è entrato nella mia cella e, dopo avermi condannata a un morte orribile, mi ha offerto la revoca della sentenza se mi fossi convertita all’islam”.

Questa mamma coraggio gli ha risposto: “preferisco morire da cristiana, che uscire dal carcere da musulmana. ‘Sono stata condannata perché cristiana – gli ho detto -. Credo in Dio e nel suo grande amore. Se lei mi ha condannata a morte perché amo Dio, sarò orgogliosa di sacrificare la mia vita per Lui’ ”.
Sono parole impressionanti, pronunciate da una povera donna inerme, alla mercé dei suoi aguzzini, con cinque figli piccoli che l’aspettano in una povera casa.

Parole che sembrano davvero tratte dagli “Atti dei martiri” dei primi secoli cristiani.
Là in Pakistan del resto perfino uno dei pochi cristiani importanti come Shahbaz Bhatti e un saggio governatore musulmano (di idee liberali) come Salman Taseer sono stati ferocemente assassinati per aver chiesto pubblicamente l’abolizione dell’assurda “legge sulla blasfemia” e la liberazione di Asia Bibi.

C’è qualcuno in Occidente, dove tutti strologhiamo, stando comodi al caldo (e ci piace pure fare i “martiri” per la minima controversia), che sa commuoversi per questo vero e drammatico atto di eroismo? C’è un municipio che esporrà l’immagine di Asia Bibi o – trattandosi di una cristiana – non interessa a nessuno? Noi cristiani, semplici fedeli, sacerdoti, religiosi, vescovi e alti prelati ci sentiamo davvero toccati da una testimonianza così?

E se fosse chiesto a noi di rischiare – non dico la vita, ma – qualcosa per la nostra fede, saremmo pronti a dire di sì o rinnegheremmo Gesù Cristo? E i nostri giornali e i nostri intellettuali, sempre pronti a firmare appelli per tutte le cause “politically correct”, anche meritevoli come quelle di Salman Rushdie o di Sakineh, emetteranno almeno un vagito per Asia Bibi? Dove sono tutti quei seguaci di Voltaire i quali amano ripetere quella frase (che Voltaire non ha mai pronunciato) secondo cui – pur non condividendo le idee dell’avversario – bisogna essere disposti a dare la vita per permettergli di professarle?

Non ne ho mai visti di eroi simili dalle nostre parti. Dove, del resto, non è chiesto così tanto, ma basterebbe una innocua presa di posizione.

Perché il Pakistan non è proprio un paesello sperduto, ma una potenza nucleare di 180 milioni di abitanti – il sesto più popoloso del mondo – con un peso geopolitico molto forte. Per inciso, la potenza ad esso avversa è l’India e anche lì i cristiani non se la passano per niente bene: basti ricordare le atrocità commesse contro di loro da fondamentalisti indù in Orissa.

D’altra parte quello di Asia Bibi è solo uno dei tantissimi casi di cristiani perseguitati. La voce di Benedetto XVI è l’unica ad alzarsi in loro difesa (e in difesa di tutti i perseguitati). Ma sembra del tutto inascoltata. I cristiani sono tornati ad essere “la spazzatura del mondo”.

Il 5 novembre scorso Angela Merkel ha sottolineato che “il cristianesimo è la religione più perseguitata del mondo”. Ebbene, è stata subissata da critiche, anche da associazioni che si occupano di diritti umani. Perché non è “politically correct” affermare una cosa simile.

Eppure la benemerita associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”, nel suo “Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo”, ha rilevato che tre casi di discriminazione su quattro (cioè il 75 per cento) riguardano i cristiani.

D’altra parte il Novecento è stato per i cristiani un’immane macelleria. Certo, è stato un secolo di genocidi per tanti altri gruppi umani – a cominciare dal caso più satanico, la Shoah – ma fortunatamente si tratta di orrori universalmente riconosciuti, denunciati e aborriti come tali da tutti noi. Solo i cristiani pare non abbiano diritto a essere annoverati fra le vittime e i perseguitati. Loro e la Chiesa devono stare sempre e solo sul banco degli accusati o degli irrisi. E senza lamentarsi. Eppure i cristiani nel Novecento sono stati massacrati a tutte le latitudini e sotto tutti i regimi. E i dati sono impressionanti e sconosciuti. Quando, dieci anni fa, scrissi un libro su queste persecuzioni (“I nuovi perseguitati”, Piemme), cercai dei dati statistici ufficiali, di fonte neutra. Dunque consultai la ricerca sociologica più autorevole, appena uscita presso Oxford University Press, ovvero la “World Christian Encyclopedia” di David B. Barrett, George T. Kurian e Todd M. Johnson. Da cui appresi che, nei duemila anni di storia cristiana, si potevanoquantificare in circa 70 milioni coloro che erano stati ammazzati, per via diretta o indiretta, a causa della loro fede in Gesù. Ma 45 milioni e mezzo erano martiri del XX secolo. E tuttora ogni anno le vittime si contano in migliaia. Erano (e sono) dati sconvolgenti, però ignorati dai media.

A 1700 anni dall’Editto di Costantino che introdusse nel mondo la libertà di coscienza, una donna cristiana, condannata a morte solo per la sua fede, dal buio del suo carcere, scrive adesso parole che dovrebbero emozionare tutti.
Parole che sembrano arrivare dai primi secoli cristiani e che mostrano ancora oggi che il cristianesimo entrò nel mondo con un annuncio rivoluzionario: mentre le religioni pagane sacralizzavano il Potere, Gesù Cristo sacralizzava la dignità e la libertà di ogni singolo, piccolo essere umano.

“Gesù, nostro Signore e Salvatore” scrive Asia Bibi “ci ama come esseri liberi e credo che la libertà di coscienza sia uno dei tesori più preziosi che il nostro Creatore ci ha dato, un tesoro che dobbiamo proteggere”.
Ecco perché il caso di Asia Bibi riguarda chiunque abbia a cuore la propria libertà.

Antonio Socci
Da “Libero”, 9 dicembre 2012






















PER CHI VUOL FARE QUALCOSA PER ASIA BIBI
Si può far avere la nostra protesta alle autorità pakistane. Riprendo, da “Avvenire” di oggi: “E’ possibile scrivere all’Ambasciata pachistana, via della Camilluccia 682, 00135 Roma, oppure inviare un fax al numero 06-36301936, o spedire una mail all’indirizzo pareprome1@tiscali.it ”.

http://www.antoniosocci.com/

http://www.tempi.it/

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