lunedì 12 gennaio 2015

Non c’è fede senza ragione Rodney Stark difende il Medioevo e spiega l’Inquisizione.

Non c’è fede senza ragione

(da un articolo di Persico Roberto - gennaio 24, 2008 per Tempi.it) 

Rodney Stark difende il Medioevo e spiega l’Inquisizione. Perché sono i cattolici i più galileiani di tutti, «come dimostra oggi Benedetto XVI»


Nel suo ufficio alla Baylor University nel Texas le notizie da Roma non sono arrivate. Ma quando gli raccontiamo quel che è successo settimana scorsa alla Sapienza parte in quarta: «La gente pensa che scienza e fede siano antagoniste, ma in realtà non sa di che cosa sta parlando. L’intera questione del legame religione-scienza è un errore e questo perché sempre più gente che non capisce nulla di scienza, non sa che cos’è la scienza. Prendiamo per esempio la questione dell’evoluzionismo, giusto per prendere uno dei dati di fatto più controversi. Supponiamo che qualcuno creasse un’ottima teoria dell’evoluzione, che spiegasse completamente l’origine delle specie: è una prova che non esiste Dio? Assolutamente no. Il problema da dove è venuto il mondo, da cosa ha avuto inizio, rimarrebbe tale e quale. Questo è qualcosa di cui possono parlare gli uomini di Chiesa, e di cui non possono parlare gli uomini di scienza. I grandi scienziati del sedicesimo e diciassettesimo secolo, gente come Newton, facevano il loro lavoro partendo dal presupposto dell’esistenza di un Dio razionale che ha creato l’universo. Gli scienziati cercano le leggi che funzionano all’interno del mondo, non affrontano la domanda riguardo le origini del mondo».

E Rodney Stark sa bene di cosa sta parlando. Ha dedicato infatti gli ultimi anni di lavoro e gli ultimi libri – La vittoria della ragione, tradotto in Italia l’anno passato, e For the glory of God, che attende ancora un’edizione nel nostro paese – allo studio della cultura occidentale, scoprendo che tutte le grandi conquiste culturali e sociali di cui andiamo fieri – la scienza, la democrazia, il libero mercato – affondano in realtà le loro radici nel cattolicesimo e nella visione del mondo che la Chiesa ha diffuso in Europa prima e in America poi.


  • Eppure sono in pochi a condividere questa visione. Anche lei, del resto, ha scritto, nella prefazione a For the glory of God, che non si immaginava lontanamente quanti pregiudizi anticattolici si trovassero nelle opere degli storici.

Sì. È impressionante constatare come lo studio del passato sia completamente distorto dall’odio verso la Chiesa cattolica. Nella scia di Voltaire, sembra che gli storici facciano a gara per mostrare la Chiesa cattolica nella luce peggiore possibile. Molti storici anglosassoni sono completamente suscettibili a questo atteggiamento. Prendiamo per esempio la cosiddetta “età oscura”, il medioevo: quando mi è stata insegnata a scuola l'”età oscura” mi è stato raccontato che non ci fu praticamente niente in Europa, per colpa del Papa, fino al quindicesimo secolo; oggi noi sappiamo che invece ci furono enormi progressi in quei mille anni. La Chiesa cattolica dovette combattere una durissima battaglia contro lo gnosticismo, che affermava che la materia è male, è irrazionale, è opera di un Dio cattivo; ci vollero secoli perché nelle coscienze si affermasse invece l’idea che il mondo è buono e razionale perché è creato da un Dio buono e razionale e non, come pensano gli gnostici, da un demone malvagio. Per questo forse si è dovuti arrivare fino al quindicesimo secolo prima che la razionalità del mondo insegnata dalla Chiesa si affermasse apertamente. È sostanzialmente una fiction, un’incredibile fiction quella che vede la Chiesa come un insieme di misteri sacri, è un totale non-sense, un’affermazione molto stupida.


  • Lei fa questo genere di affermazioni, ma se non sbaglio non è cattolico.

Sono cresciuto nel credo luterano.


  • Ed è abbastanza insolito che un luterano abbia una posizione così aperta nei confronti della Chiesa cattolica. Come è arrivato a maturarla?

Si cresce e se si è fortunati ci si forma e si conoscono dei buoni cattolici, capendo che sono persone serie e brillanti, oggi e nel passato. Prendiamo per esempio la questione dell’Inquisizione, di cui si continua a ripetere che ha ucciso centinaia di migliaia di persone. Sono tutte bugie: se c’è una forza che si è opposta alla caccia alle streghe in Europa, e che è riuscita in Italia e in Spagna a fermarla quasi del tutto, è stata la Chiesa cattolica. È del tutto falso che la Chiesa prendesse e bruciasse chiunque fosse in odore di stregoneria.


  • Siamo tornati a parlare di storia. Ma lei è nato come sociologo: vuol raccontare ai nostri lettori come è passato dalla sociologia alla storia?

Ho cominciato studiando la società americana contemporanea, e mi sono accorto che molti dei suoi tratti fondamentali dipendono dalla forte connotazione religiosa degli americani, e allora ho cominciato a studiare le origini di questa tradizione. È stato così che ho scoperto, come abbiamo già detto, con stupore, l’importanza della tradizione cattolica e i pregiudizi che la accompagnano. Ed è stato curioso scoprire anche come la religione si comporti nello stesso modo nelle diverse epoche: ho scoperto che si possono applicare le teorie della sociologia della religione alle epoche più disparate. Forse perché la dimensione religiosa svolge un ruolo determinante nella vita degli uomini, oggi come nell’Egitto del 2000 avanti Cristo. Così ho potuto applicare i metodi della sociologia anche allo studio della storia, che amo molto.


  • Lei ama la storia; molti intellettuali europei pensano invece che dovremmo fare piazza pulita del nostro passato. Che prospettive ha la nostra cultura in questa direzione?

Penso che ci sia gente che continua a ripetere idiozie perché non è in grado di dire cose più intelligenti. Essere ignoranti della propria storia non vuole dire essersene liberati, vuol dire semplicemente non conoscerla. Solo perché il Ventesimo secolo è stato insanguinato da tante guerre non bisogna pensare che la civilizzazione occidentale non sia un bene superiore e assoluto. Ovviamente nel Ventesimo secolo ci sono state un sacco di cose orrende ma la storia è storia, bisogna trarne insegnamento, capirla. I soggetti che hanno scatenato le tragedie del Ventesimo secolo sono state forze empie, anti-religiose; mentre sono state la Chiesa cattolica e gli ortodossi a sostenere la resistenza al totalitarismo e poi la rinascita dagli anni Settanta agli anni Novanta del Novecento. Ci sono sempre cose e persone degne di nota e merito anche in tempi difficili e sostanzialmente brutti.


  • Torniamo al punto di partenza: che influsso pensa possa avere il magistero di questo Papa (Benedetto XVI) nell’opera di recupero del rapporto fra fede e ragione?

È evidente che questo Papa è un uomo molto brillante e ottimamente preparato a livello culturale. Ha capito alcuni punti fondamentali come ad esempio il fatto che non ci sia conflitto tra religione e scienza. La ragione ha una straordinaria importanza per la fede. I primi padri della Chiesa celebravano la ragione e dicevano che se la loro fede non fosse stata ragionevole ci sarebbe stato da preoccuparsi, perché Dio era ragionevole, era forse la cosa più vicina alla ragione di cui poter parlare. «La ragione è cosa di Dio, poiché non c’è nulla che Dio, creatore di tutte le cose, non abbia disposto, previsto, ordinato secondo ragione, nulla che non voglia doversi trattare e capire secondo ragione», scrive Tertulliano. «Queste cose devono essere anche asserite dalla ragione – rincara Clemente Alessandrino -. Infatti non è sicuro affidare queste cose alla mera fede senza ragione, è certo che la verità non sussiste senza ragione». Così questo Papa non fa che recuperare una tradizione antica e solida nella Chiesa.


  • Viceversa il rapporto tra fede e ragione si pone in termini molto diversi nel mondo i-slamico.

È un vero peccato che l’aspetto che si impone del mondo islamico sia quello dei fanatici. Il problema è che la maggioranza dei musulmani restano in silenzio, si accodano al carro del fanatismo magari non credendoci. Ci sono buoni musulmani, sinceramente religiosi, che però non compaiono nell’immagine dell’islam che viene rimandata all’esterno, gente che non accetta gli errori e le scelte delle proprie leadership e che non accetta nemmeno i kamikaze, ma che non parla, non emerge. Il problema è che a far notizia sono gli estremisti.

domenica 11 gennaio 2015

Altro che secoli bui. La lezione di Rodney Stark sul Medioevo e le crociate.

Si parla spesso a sproposito di Medioevo in questi giorni. Molti luoghi comuni su un periodo della storia spesso descritto come oscuro sono sfatati in un libro di Rodney Stark. Accanto ad un esempio illuminante sulla battaglia di Lepanto.

Altro che secoli bui. 
La lezione di Rodney Stark 
sul Medioevo e le crociate

Da una lunga recensione di Paolo Mieli, uscita sul Corriere della Sera al libro del sociologo Rodney Stark (oggi insegnante di Scienze sociali presso la Baylor University in Texas) La vittoria dell’Occidente (Lindau). Quest’ultimo libro, così come i precedenti, dimostra come il cristianesimo sia stato motore, e non zavorra, per lo sviluppo dell’umanità nella storia.

SUPERIORITA’ OCCIDENTALE. Il ragionamento di Stark, evidenziato da Mieli, è che sono le idee a fare la differenza. E che è il mondo occidentale, basato sulla cultura greca prima e cristiana poi, ad aver dato linfa allo sviluppo. Un esempio? La polvere da sparo. La inventarono i cinesi, eppure per secoli non la utilizzarono per le armi da fuoco. «Già nell’antichità, su tantissime tecnologie cruciali la Cina era molto avanti rispetto all’Europa. Quando però i portoghesi vi arrivarono nel 1517, scrive provocatoriamente Stark, “trovarono una società arretrata in cui le classi privilegiate ritenevano più importante azzoppare le ragazzine bendando loro i piedi, che sviluppare tecniche agricole più produttive di quelle che avevano per far fronte alle frequenti carestie”».
Perché la società occidentale si è dimostrata nel corso dei secoli sempre superiore alle altre? «Perché la scienza e la democrazia sono nate in Occidente, insieme all’arte figurativa, ai camini, al sapone, alle canne dell’organo e a un sistema di notazione musicale? Perché è accaduto che, per parecchie centinaia di anni a partire dal XIII secolo, soltanto gli europei avevano gli occhiali e gli orologi meccanici? E successivamente telescopi, microscopi e periscopi? Per le idee, dice Stark: “solo gli occidentali hanno pensato che la scienza fosse possibile, che l’universo funzionasse secondo regole razionali che potevano essere scoperte”».

IL MEDIOEVO E LE CROCIATE. Stark, poi, propone una formidabile difesa del Medioevo, i cui secoli non furono mai «bui», anzi. «Il Medioevo è stato un’epoca di notevole progresso e innovazione, tra cui “l’invenzione del capitalismo”. La maggior parte degli europei “iniziarono a mangiare meglio di come avessero mai mangiato nel corso della storia e di conseguenza divennero più grandi e forti di coloro che vivevano altrove”. Nel 732, gli invasori islamici, quando penetrarono in Gallia, si trovarono di fronte “un esercito di franchi splendidamente armati ed addestrati e furono sconfitti”».
Così come le crociate, rilette da Stark fuggendo da molti stereotipi che ancora oggi vanno per la maggiore. «Non è vero che i crociati, in seguito, abbiano “marciato verso oriente per conquistare terre e bottino”. Anzi. Si erano “indebitati fino al collo per finanziare la propria partecipazione a quella che consideravano una missione religiosa”. I più “ritenevano improbabile la possibilità di sopravvivere e di tornare in patria (e infatti non tornarono)”. Come dimostrano le crociate, “per gli europei la vera base dell’unità era il cristianesimo, che si era trasformato in una ben organizzata burocrazia internazionale”. A tal punto che “sarebbe più corretto parlare di Cristianità più che di Europa, dal momento che, all’epoca, quest’ultima aveva ben poco significato sociale o culturale”».

CONTRO LA TESI DI MAX WEBER. «Uno dei fattori più importanti nel favorire l’ascesa dell’Occidente è stata la fede nel libero arbitrio», scrive Stark. «Mentre la maggior parte delle antiche società (se non tutte) credevano nel fato, gli occidentali giunsero alla convinzione che gli esseri umani sono relativamente liberi di seguire quello che detta la propria coscienza e che, essenzialmente, sono artefici del proprio destino». Dopo aver smontato «la famosa tesi di Max Weber secondo cui l’etica protestante sarebbe all’origine del capitalismo», Stark dimostra che una sorta di protocapitalismo nacque «molti secoli prima che esistessero i protestanti». «A metà del Trecento, dopo l’epidemia provocata dalla Peste Nera, “la scarsità di manodopera”, come ha dimostrato David Herlihy, “stimolò le invenzioni e lo sviluppo di tecnologie che consentissero di risparmiare forza lavoro. Quindi l’Europa medievale “vide l’ascesa del sistema bancario, di un’elaborata rete manifatturiera, di rapide innovazioni in campo tecnologico e finanziario, nonché una dinamica rete di città commerciali. Va anticipato ad allora l’inizio, o quantomeno i “primi passi”, di quella che avremmo definito la “Rivoluzione industriale”. Già da molto tempo l’Europa era più avanti del resto del mondo in fatto di tecnologia, “ma alla fine del XVI secolo quel divario era ormai diventato un abisso”».

L’ESEMPIO DI LEPANTO. Mieli riporta infine un’osservazione che Stark fa a proposito della battaglia di Lepanto (ottobre 1571). «”Quando saccheggiarono le imbarcazioni turche ancora non affondate, i marinai cristiani vittoriosi scoprirono un autentico tesoro in monete d’oro a bordo della ‘sultana’, l’ammiraglia di Ali Pasha, e ricchezze quasi altrettanto ingenti furono trovate nelle galee di parecchi altri ammiragli. Il perché lo ha spiegato Victor Davis Hanson: “Non essendoci un sistema bancario, temendo una confisca qualora avesse scontentato il sultano e sempre attento a tenere i propri averi al riparo dell’attenzione degli esattori fiscali, Ali Pasha si era portato la sua immensa ricchezza a Lepanto”. Eppure, fa notare Stark, Ali Pasha “non era un contadino che nascondeva il surplus del raccolto, ma un membro dell’élite dominante… se una persona come lui non era in grado di trovare investimenti sicuri e non se la sentiva di lasciare i suoi soldi a casa, come era possibile che qualcun altro potesse sperare di far meglio?. Il concetto che, in epoca medievale, la cultura islamica fosse molto più avanzata di quella europea “è un’illusione”. E in queste pagine sono trasparenti le allusioni agli abbagli provocati di recente dalle cosiddette primavere arabe. Più che trasparenti: esplicite».

Fonte: La lezione di Rodney Stark su Medioevo e crociate | Tempi.it

venerdì 9 gennaio 2015

Charlie Hebdo. Un'analisi di padre Samir: «I musulmani sanno che non basta dire: “Non c’entra con l’islam”»

In un’analisi pubblicata su AsiaNews padre Samir Khalil Samir, gesuita arabo, docente di storia araba e islamologia all’università di Beirut, si sbarazza in poche righe delle critiche stupide (islam=terrorismo) ma non chiude gli occhi davanti ai fatti, cercando di capirne l’origine: «Almeno l’80% degli attacchi terroristi nel mondo avviene in nome dell’islam, per difendere la fede, il profeta… e questo stile si diffonde sempre di più, anche in Occidente».

Ecco cosa scrive padre Samir:

C'è una guerra interna all'islam 
e i politici occidentali non difendono 
la cultura europea

di Samir Khalil Samir

L'odio fra sciiti e sunniti aumenta sempre più, con questi ultimi che riconquistare il potere che hanno perduto in Iraq, in Libano, in Siria... L'islam dovrebbe affrontare a fondo le tematiche della modernità: l'interpretazione di fondo del Corano, la non violenza, la libertà di coscienza, ma nessuno osa farlo. L'occidente dovrebbe chiedere agli immigrati di entrare nel sistema esistente qui, integrandovi dal punto di vista economico, politico, sociale. E controllare le moschee, come fanno i Paesi musulmani. 

Beirut - Subito dopo l'attacco di Parigi, al giornale Charlie Hebdo, le Comunità musulmane di Francia hanno emesso un comunicato molto equilibrato e ragionevole. Ma tutte queste dichiarazioni mostrano un certo imbarazzo: essi sanno che non basta dire "Questo non c'entra con l'islam". Perché i fatti danno loro torto: almeno l'80% degli attacchi terroristi nel mondo avviene in nome dell'islam, per difendere la fede, il profeta.. e questo stile si diffonde sempre di più, anche in occidente.

Ho parlato ieri con un imam di Parigi e mi ha detto che nella capitale francese hanno iniziato una scuola per imam. Vi sono oltre mille iscritti. In questa scuola si vuole orientare gli imam a conoscere la cultura occidentale, a integrarsi.

Questa è una notizia importante  perché nell'islam, tutto parte dagli imam. In Europa gli imam e i predicatori delle moschee sono pagati dai loro Paesi di origine. Ora in Francia vogliono creare un islam autoctono, che assimili i valori occidentali della Francia.

Ma questo contrasta con la maggioranza dei musulmani attivisti, secondo cui questo occidente è un nemico, e l'islam è un sistema che va diffuso, anche con la violenza.

Di fatto, in Medio oriente e in Europa si scontrano due modi di vedere l'islam.

Se guardiamo al Medio oriente e oltre, ci accorgiamo di quanto forte è la contrapposizione e la violenza fra sunniti e sciiti.

Ho incontrato un imam che era di Mosul. E' uno sciita che ha avuto la sua famiglia uccisa dai fondamentalisti sunniti. Ora è emigrato a Najaf, dove il grande ayatollah Alì al Sistani ha costruito un villaggio per accogliere sciiti e cristiani fuggiti da Mosul.

L'odio fra sunniti e sciiti aumenta sempre più, soprattutto quello della sunna contro gli sciiti considerati apostati. In mezzo a questi due ci sono le minoranze: cristiani, yazidi, curdi, ecc... E' una lotta dei sunniti per riconquistare ciò che hanno perduto: l'Iraq guidato da sciiti; la Siria guidata da alauiti; gli Hezbollah sciiti in Libano, più potenti dell'esercito regolare...

Quello dei sunniti è un tentativo di riprendere spazio, considerando se stessi l'autentica forma dell'islam.

E' un lotta anzitutto all'interno dell'islam, che poi si riversa sulle minoranze e sull'occidente, come colui che ha promosso Israele, che è secolarizzato, ecc..

Ma è il nemico più lontano. Il fatto più scottante è la lotta interna per chi propaga l'islam più autentico.

Perfino in Libano c'è questa forte tensione. E per questo tutte e due le comunità musulmane chiedono ai cristiani di rimanere perché facciano da cuscinetto. Se in Libano non ci fossero i cristiani, sarebbe già guerra fra sunniti e sciiti.

L'islam dovrebbe affrontare a fondo le tematiche della modernità: l'interpretazione di fondo del Corano, la non violenza,  la libertà di coscienza, ma nessuno osa farlo.

La non violenza

Una prima cosa che varrebbe la pena accettare da parte di tutti è il principio della non violenza. Tutti i musulmani affermano che "l'Islam è pace", che non è violento, ecc...

Le vignette di Charlie Hebdo, ad esempio, sono una cosa vecchia, di alcuni mesi fa. D'accordo, i disegni sono ironici, sarcastici, scurrili perfino, ma voi musulmani perché dovete rispondere con la violenza? Perché a uno scritto non rispondere con uno scritto?

In passato (nel 2006) Charlie Hebdo aveva presentato Maometto con una bomba al posto del turbante. Ma io dico ai miei amici musulmani: Come rappresentate voi Maometto? Con la spada. Al museo di Istanbul vi sono addirittura due spade considerate appartenute al profeta. E l'Arabia saudita, il Paese custode dei luoghi santi dell'islam, cosa ha sulla sua bandiera? Due spade! Allora io dico: quelli di Charlie Hebdo hanno solo modernizzato la figura di Maometto. Una volta vi erano le spade; oggi ci sono le bombe!

Finché l'islam, invece di battersi contro gli altri -  apostati, cristiani, occidente, atei -  non fa un'autocritica e riconosce che il problema è al suo interno, non se ne viene fuori e i Paesi islamici saranno sempre più caratterizzati dalla guerra fra di loro.

Anche gli scontri che avvengono in Africa, nei Paesi arabi mediterranei e al confine con il deserto del Sahara sono scontri interni all'islam.

Vorrei dire agli amici musulmani: affrontate i problemi, fate l'autocritica, ripensate l'islam per oggi, reinterpretate le parole del profeta.  Anche nella Bibbia vi sono versetti che inneggiano alla guerra. Ma tutti noi comprendiamo che occorre reinterpretarle e non prenderle alla lettera.

Bisogna tenere conto che siamo ormai nel XXI secolo. Chi paga in queste guerre sono i semplici, le minoranze, chi non ha difese.

L'Arabia saudita

Lo scontro fra sunniti e sciiti si coagula anche nella lotta fra Arabia saudita e Iran. Qui alla religione si aggiungono problemi economici, strategici, geopolitici, di dominio...

Bisogna dire all'Arabia saudita che ormai viviamo nel XXI secolo: come è possibile, per esempio,  negare alle donne il diritto di guidare l'auto da sole?  Che le donne non abbiano ancora il diritto di votare a livello nazionale?

Ora, chi compie queste cose - l'Arabia saudita - lo fa come l'autentico interprete dell'islam, in nome dell'islam. E questo disgusta tutti, anche i musulmani.

Se tu fai queste cose in nome della religione, allora non protestare se io attacco la tua religione che ti porta a umiliare così tanto un essere umano.

Se tu parli con i musulmani ti dicono: Sì, certo l'Arabia saudita è un Paese reazionario, retrogrado.. Ma siccome i sauditi offrono miliardi ai diversi Paesi, alla fine tutti loro dicono: "Dio benedica l'Arabia saudita!".


 L'occidente che non sa cosa fare

E in occidente? Il problema del rapporto coi musulmani, c'è perché molti di loro non si vogliono integrare, dato che l'islam è un sistema, non solo una religione. Diversi di loro - la maggioranza - cercano di integrarsi, ma lo fanno lentamente. In Francia erano più integrati gli algerini di 50 anni fa che gli emigrati di oggi.

Ora, in Francia, in quasi tutto il Paese ci sono scuole e supermercati dove si offre cibo halal. E per semplificare, ormai anche nelle scuole e nei supermercati spesso si vende solo roba halal, che è mangiabile anche dai non musulmani.

Questo porta a vedere i musulmani come una minaccia, che rischiano di cancellare i propri valori occidentali (fra cui vi è anche il mangiare carne di maiale). E vedendo che i musulmani si organizzano in gruppi attivisti, anche gli occidentali si organizzano in gruppi con slogan anti-islamici.

Va detto che i politici europei non affrontano mai il problema. Essi dovrebbero dire ai migranti: Siete benvenuti. Noi vi accogliamo fraternamente anche perché siamo di tradizione cristiana. Se volete, potete stare qui, ma dovete integrarvi, potete praticare la religione che volete,  o potete essere atei,  ma dovete entrare nel sistema esistente qui, integrandovi dal punto di vista  economico, politico, sociale, culturale.

Purtroppo i politici preferiscono non mettere il becco e predicare solo una vaga accoglienza, ricacciando la cultura europea a livello privato.

In generale vedo che in molte parti dell'Europa esiste un'accoglienza molto forte verso i migranti. E anche fra i musulmani vi è apertura. Ma vi è un nucleo di islamici che rifiuta l'integrazione e che la combatte.

Per vigilare su questo aspetto, occorre controllare le moschee. A prima vista questo è contrario al nostro spirito europeo, di distinzione fra Stato e religione. Ma le moschee nell'islam non sono soltanto un luogo di preghiera. Esse sono un luogo d'indottrinamento e di indicazioni politiche, talvolta anche dannose verso la comunità. Per questo lo Stato europeo dovrebbe controllarle, come si fa in tutti i Paesi musulmani. Nel mondo islamico le moschee sono le prime realtà che vengono controllate.

Quest'ultimo esempio mostra che purtroppo, di fronte alle pretese certezze dei gruppi islamici organizzati, vi sono ancora molte incertezze nel mondo occidentale.

In breve, ci vuole apertura agli emigrati, e in particolari ai musulmani, e nello stesso tempo esigenze di integrazione socio-culturale, per evitare i conflitti e le umiliazioni.



Fonti; Asia News e Tempi

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