mercoledì 23 marzo 2011

E' morta Liz Taylor, la diva dagli occhi viola.

E' morta Liz Taylor, la diva dagli occhi viola.

Malata da tempo, è morta anni a Los Angeles per un'insufficienza cardiaca. La diva era stata ricoverata al Cesar-Sinai Medical Center sei settimane fa. Vincitrice di due premi oscar (''Butterfield 8'' e ''Chi ha paura di Virginia Woolf?'') e protagonista in oltre cinquanta film, con Elizabeth Taylor, scompare una delle piu' grandi dive di Hollywood, l'ultimo prodotto del vecchio 'star system' capace di forgiare un'attrice e la sua immagine nei minimi dettagli ed in maniera cosi' sottile e penetrante da condizionarne, inevitabilmente, la vita privata.

Fu la Metro Goldwyn Mayer ad adottarla quando era ancora piccola, a coccolarla e educarla come si fa con la figlia prediletta: aveva appena 11 anni quando interpreto' il suo primo film, 'Torna a casa Lassie'' (1943), e subito, con il suo volto angelico incorniciato dalla chioma bruna e con i suoi occhi di un intenso blu violetto, divenne la beniamina del pubblico. La sua lunga carriera la vede protagonista di film drammatici, commedie e kolossal diretti da importanti registi: Michael Curtiz ("Vita col padre", 1947), Mervyn LeRoy ("Piccole donne", 1949), Vincente Minnelli ("Il padre della sposa", 1950, e il seguito "Papà diventa nonno", "Castelli di sabbia", 1965), George Stevens ("Un posto al sole", 1951), Joseph L. Mankiewicz ("Cleopatra", 1963), Mike Nichols ("Chi ha paura di Virginia Woolf?", 1966), George Cukor ("Il Giardino della felicità", 1976), Franco Zeffirelli ("La bisbetica domata", 1967, e "Il giovane Toscanini", 1988).

Nonostante la lunga carriera artistica, forse su di lei sono state riempite più pagine di giornali scandalistici che di cinema. Ben otto i matrimoni alle spalle: oltre ai già citati Burton (dal '64 al '74 e ancora per meno di un anno dal '75 al '76) e Todd (solo un anno tra il '57 e il '58), è stata sposata anche con Conrad Hilton Jr., erede del fondatore della prestigiosa catena di alberghi, ma il matrimonio è durato solo tre mesi (tra il '50 e il '51, giusto la durata della luna di miele in Europa) per inconciliabili divergenze (secondo gli atti del divorzio); con l'attore Michael Wilding (dal '52 al '57) da cui ha avuto i due figli Michael Howard e Christopher Edward; con l'attore Eddie Fisher (dal '59 al '64); con il senatore della Virginia John W. Warner (dal '76 all'82); l'ultimo è Larry Fortensky, un muratore conosciuto in un centro di disintossicazione per alcoolisti sposato nel '91 da cui ha divorziato nel '96. Oltre ai due figli avuti da Wilding, ha due figlie: Elizabeth Frances, avuta da Todd, e Maria, adottata insieme a Burton nel 1964.

E' più volte salita alla ribalta anche per le sue amicizie. Da ricordare quella con Montgomery Clift, che morì a causa di un incidente d'auto occorsogli proprio all'uscita da un party in casa dell'attrice, che fu anche la prima a prestargli soccorso, e quella con la chiacchierata popstar Michael Jackson. Nel 1999 la regina Elisabetta II le ha conferito il titolo di Dama dell'Impero Britannico.

Addio Liz.

sabato 19 marzo 2011

CORTE EUROPEA PER I DIRITTI DELL’UOMO: SI AL CROCIFISSO NELLE SCUOLE

Fortunatamente ogni tanto una buona notizia si sente, anche se più che una buona notizia è la fine di una vicenda paradossale, di quelle che si stenta a credere possano succedere ma che purtroppo accadono. E' da Strasburgo che giunge l'assoluzione per l'Italia sulla vicenda del crocefisso nelle aule scolastiche.
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La Grande Camera della Corte europea per i diritti dell'uomo ha assolto il governo italiano (con una sentenza definitiva) dall'accusa di violazione dei diritti umani per l'esposizione del simbolo della religione cattolica. Per i giudici non è provata l'influenza sugli alunni dell'esposizione del crocefisso in classe. Nella sentenza, che è quindi definitiva, pronunciata oggi nel caso 'Lautsi e altri contro Italia', la Corte europea ha concluso a maggioranza (votata da 15 giudici su 17) alla 'Non violazione dell'Articolo 2 del Protocollo n.1 (diritto all'istruzione) alla Convenzione europea dei diritti dell'Uomo'. Secondo la Corte, "se è vero che il crocifisso è prima di tutto un simbolo religioso, non sussistono tuttavia nella fattispecie elementi attestanti l'eventuale influenza che l'esposizione di un simbolo di questa natura sulle mura delle aule scolastiche potrebbe avere sugli alunni", la presenza in classe di questo simbolo non lede ne' il diritto dei genitori a educare i figli secondo le proprie convinzioni, ne' il diritto degli alunni alla liberta' di pensiero, di coscienza o di religione.

La vicenda

La sentenza emessa oggi mette la parola fine al ricorso ''Lautsi contro Italia''. Un fascicolo che fu aperto dalla Corte nel 2006 e che nel 2009, con una sentenza in primo grado a favore delle tesi della ricorrente, suscito' una vera alzata di scudi contro la Corte. L'indignazione fu tale che il governo italiano ricorse immediatamente, chiedendo e ottenendo la revisione del caso da parte della Grande Camera. Il caso riguardava la presenza del crocifisso nelle aule, incompatibile, secondo i ricorrenti, una cittadina italiana di orgine finlandese, Soile Lautsi, che contestava la presenza del crocefisso nella scuola pubblica frequentata dal figlio ad Abano Terme, affermando che è un attentato alla libertà di coscienza e al diritto di ognuno a ricevere un'istruzione conforme alle proprie convinzioni con l'obbligo dello Stato di rispettare nell'esercizio delle proprie funzioni, in materia di educazione e insegnamento, il diritto dei genitori di garantire ai propri figli un'educazione e un insegnamento conformi alle loro convizioni religiose e filosofiche.

La vittoria del buonsenso

Il crocefisso puo' restare appeso nelle aule delle scuole pubbliche italiane. Questo e' in definitiva quanto ha stabilito la Corte europea dei diritti dell'uomo. Per il governo italiano e il fronte pro-crocefisso e' una vittoria a tutto campo. Nella sentenza si legge infatti come la Corte non abbia trovato prove che la presenza di un simbolo religioso in una classe scolastica possa influenzare gli alunni. E come nonostante la presenza del crocefisso (definito simbolo passivo) conferisca alla religione maggioritaria una visibilita' preponderante nell'ambiente scolastico, questo non sia sufficiente a indicare che sia in atto un processo di indottrinamento. Si sottolinea infatti che nel giudicare gli effetti della maggiore visibilita' data al cristianesimo nelle scuole si deve tener conto che nel curriculum didattico non esiste un corso obbligatorio di religione cristiana e che l'ambiente scolastico italiano e' aperto ad altre religioni.

Alcuni Commenti:

  • Il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, "una grande vittoria" perché si tratta di un "simbolo irrinunciabile". Il ministro ha espresso "profonda soddisfazione per un pronunciamento nel quale si riconosce la gran parte del popolo italiano: una grande vittoria per la difesa di un simbolo irrinunciabile della storia e dell'identità culturale del nostro Paese. Il crocifisso sintetizza i valori del cristianesimo, i principi sui cui poggia la cultura europea e la stessa civiltà occidentale: il rispetto della dignità della persona umana e della sua libertà. E' un simbolo dunque che non divide ma unisce".
  • Monsignor Aldo Giordano rappresentante della Santa Sede presso il Consiglio d'Europa: ''E' una pagina di speranza per tutta l'Europa'', ha quindi sottolineato come la Corte abbia preso una posizione coraggiosa e abbia tenuto conto delle preoccupazioni che in questo momento gli europei esprimono nei riguardi delle loro tradizioni, dei loro valori e della loro identita'.
  • Gregor Puppinck direttore dello European Centre for Law and Justice, , ha definito la sentenza ''un colpo che mette un freno alle tendenze laiciste della Corte di Strasburgo e che costituisce un cambiamento di paradigma''
  • il ministro degli Esteri, Franco Frattini in una nota della Farnesina: ''Accolgo con grande soddisfazione la decisione appena presa dalla Grande Camera della Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo''.
  • Per il Guardasigilli Angelino Alfano, la sentenza ''rende giustizia all'Italia dell'assurda accusa di violazione dei diritti umani per l'esposizione del crocefisso nelle aule delle nostre scuole; in questo modo la Corte di Strasburgo restituisce dignità alle nostre solide e irrinunciabili radici cristiane''.
  • Il direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi -''Si tratta infatti di una sentenza assai impegnativa e che fa storia''. La Corte dice ''che l'esposizione del crocifisso non è indottrinamento, ma espressione dell'identità culturale e religiosa dei Paesi di tradizione cristiana''.
  • Secondo il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, la sentenza "afferma la libertà della religione sia nel suo esercizio interiore sia in quello pubblico e quindi anche nei suoi simboli, soprattutto nel crocifisso che rappresenta valori ampiamente condivisi dalla cultura europea".
Ovvia delusione per i provocatori:
"Il pronunciamento di Strasburgo mi delude molto, perché la prima sentenza su questa vicenda era clamorosamente chiara". Così Massimo Albertin, il medico di Abano Terme che otto anni fa aveva iniziato con la moglie finlandese, Soile Lautsi, la battaglia legale contro il crocifisso nella scuola frequentata dai figli, commenta la sentenza con cui la Corte per i diritti dell'uomo ha assolto l'Italia. "Per noi finisce oggi una battaglia durata ben 9 anni. Siamo delusissimi: riteniamo che la Corte abbia ribaltato in maniera improvvida la prima sentenza. Una cosa da veri voltagabbana. Se i simboli allora non valgono nulla potremmo anche mettere nelle aule svastiche o falce e martello",

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