domenica 25 novembre 2012

La musica influenza i giovani? Come lo fa?


Leggiamo assieme (mi rivolgo ai figli ma anche a chi è genitore) un'interessante intervista al professor Alain Busschaert (insegnante di Educazione Musicale per nove anni in un collegio dell'Ile-de-France, docente di pianoforte al Conservatorio dell'XIº distretto di Parigi e all'École Normale de Musique) dove si lancia un grido di allarme davanti alle devastazioni causate da certe «compagnie musicali» diffuse tra gli adolescenti. Si tratta di un estratto di un'intervista rilasciata a Luc Adrie "Interview d'Alain Busschaert" nel 1993 (traduzione a cura di Paolo Baroni). Come leggeremo le tematiche sono più che attuali.


- Luc Adrien: Lei afferma che numerosi adolescenti sono in difficoltà, addirittura in «perdizione psicologica», a causa di certi ascolti musicali. Non le sembra di esagerare?

- Alain Busschaert: No. Si pensa comunemente che la musica non sia nient'altro che un'arte e un mezzo per divertirsi attraverso i suoni. Ciò equivale ad ignorare totalmente la natura intima della musica, questo linguaggio misterioso che ha esercitato un'influenza prodigiosa attraverso i secoli.

- Luc Adrien: Secondo lei può rilassare i costumi?

- Alain Busschaert: O distruggerli! Confucio (551-479 a.C.) diceva: «Se vuoi comprendere i costumi di un Paese, ascolta la sua musica». Io dico: «Se vuoi comprendere la condotta di un giovane, ascolta la sua musica». Proprio per il suo carattere e la sua natura, la musica ci impregna, ci suggerisce, ci imprime e ci impone tale o tal'altra emozione, tale forma di stato d'animo o di ispirazione. Che sia sapiente o primitiva, essa lascia il segno. «Buone musiche generano buoni costumi», si diceva nell'antica Grecia...

- Luc Adrien: Certe musiche possono generare cattivi costumi?

- Alain Busschaert: Sì, a tal punto che, secondo Platone (428-348 a.C.), bisognava evitare l'introduzione di una nuova varietà di musica perché questa poteva mettere in pericolo lo Stato tutt'intero! Un esame attento della Storia mostra che ogni innovazione negli stili musicali fu seguita invariabilmente da un cambiamento politico e morale. La musica agisce sul pensiero collettivo. Essa colpisce al tempo stesso consapevolmente e inconsapevolmente, mediante l'aiuto della suggestione e della reiterazione.

- Luc Adrien: Lo ha constatato presso i suoi alunni?

- Alain Busschaert: Dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei! Osservando un allievo, il suo comportamento, il suo volto e il modo di esprimersi, posso determinare che musica ascolta. In venticinque anni di insegnamento, ho «trattato» circa 8.000 giovani, e mi sbaglio raramente. Guardate i bambini sordi: non hanno il look ska, rap, metal, punk… Il linguaggio musicale plasma. Un genere può produrre malinconia, tal'altro il rilassamento dei costumi, un altro ancora incoraggia lo sconforto o la perdita del controllo di sé, l'entusiasmo e così via… Suggerendo un certo numero di sentimenti e rinnovandoli un certo numero di volte, questi si integrano nello spirito per formare così una parte del carattere, perché le abitudini emotive si acquisiscono assai rapidamente, e spesso più rapidamente delle altre abitudini. Inoltre, questo linguaggio non si esprime mediante parole suscettibili di risvegliare lo spirito di contraddizione. Esso racchiude in sé una forza che forgia il carattere, più mascherata e più potente di qualsiasi parola. Certamente, i testi possono avere una grande importanza, soprattutto quando veicolano ideologie che possono diventare convinzioni o modelli in certi ragazzi resi fragili da una mancanza di «protezione» educativa e con pochissimi «meccanismi di difesa». In questi casi, il nostro io più profondo può essere aggirato dalle pulsioni. Ma l'approccio è soprattutto musicale. Citiamo Jimy Hendrix, uno dei padri del hard rock: «La musica è una cosa spirituale. Possiamo ipnotizzare le persone con la musica e quando le esse giungono al loro punto più vulnerabile, possiamo predicare al loro subconscio tutto ciò che vogliamo». Che c'è da aggiungere?

- Luc Adrien: Cosa le permette di affermare queste cose?

- Alain Busschaert: Per nove anni, ho insegnato nelle classi 4ª e 3ª ad adolescenti dai tredici ai diciassette anni, in un rinomato collegio privato nell'Ile-de-France. È un periodo critico, in cui ci si gioca l'avvenire. Cinque anni fa, ho cercato di far loro comprendere che la musica, attraverso i suoni, influenza i loro stati d'animo, le loro ispirazioni e, dunque, la loro personalità. Ho chiesto loro di scegliere una musica a loro scelta, di ascoltarla regolarmente e di scrivere ciò che provavano (le schede erano anonime). Col passare degli anni, proseguendo l'esperienza, ho notato che gli stessi termini ricorrenti erano stimolati dallo stesso genere d'ascolto. Un esempio per l'hard rock: «Saltare dalla finestra», «farsi di droga», «violenza», «odio», «potente», «ipnotizzato», «morte»…

- Luc Adrien: Poi cos'è successo?

- Alain Busschaert: Ho incontrato alcuni psicologi e psichiatri per confrontare le mie opinioni. Ho affinato le mie osservazioni sui rapporti tra i look, i comportamenti, e gli stili musicali: avevo di fronte a me dei ragazzini totalmente sagomati all'interno di uno stile musicale che, nel periodo scolastico, ascoltavano in media dalle 1,30 alle 3 ore al giorno. Dei veri divoratori di dischi... Ho letto e ho riletto le 3.000 schede accatastate in cinque anni. A quel punto, ho deciso di lanciare un grido d'allarme 2: le conseguenze di certi ascolti musicali possono essere terribili. Ho visto dei giovani perdersi corpo e anima…

- Luc Adrien: Cosa ascoltano?

- Alain Busschaert: L'anno scorso, dei centoquarantasette alunni  con cui ho rinnovato l'esperimento, uno solo ha scelto un supporto classico: Beethoven! Alcuni hanno optato per la Top '50 o la dance, e l'immensa maggioranza ha scelto l'hard rock, il rock alternativo, il rap, il reggae, e la techno.

- Luc Adrien: Quali sono stati i risultati?

- Alain Busschaert: Prendo una scheda a caso: «Ho ascoltato "Show no Mercy" ("Non mostrare pietà"), degli Slayer. Appena ho premuto il tasto "play", mi si sono rizzati i capelli sulla testa quando ho sentito un rumore di basso che mi ha fatto venir la voglia di eccitarmi. Avevo l'impressione di trovarmi in una via presso un cimitero nella notte e che prendevo un'ascia; poi ho immaginato di tranciare in due tutte le persone che si trovavano attorno a me. Quando penso che nei concerti di Slayer, ci sono più di 7.000 persone che sono tutte esaltate, e che si rompono la testa! Quando spengo la musica seducente degli Slayer ritorno calmo». Notate che questi giovani non sono originari di zone periferiche a rischio, che molti hanno dei genitori agiati con un certo livello culturale…

- Luc Adrien: Il Cardinale Ratzinger (l'intervista è del 1993) sostiene che «il pericoloso potere di smembramento e di dissoluzione della persona» causato da certe «musiche sataniche» non è stato «preso abbastanza sul serio» 3. Questo è il suo parere?

- Alain Busschaert: Assolutamente sì. Quando si ascolta il Requiem di Mozart, non si ha voglia di «rompersi la testa»! Il Cardinale spiega il motivo di questa sua presa di posizione in un articolo intitolato «Liturgie et musique d'Église» («Liturgia e musica da chiesa») 4: «Perché ciò che viene cantato si comunica poco a poco allo spirito, molto più efficacemente di ciò che viene parlato solamente pensato». Avete notato che si possono imparare le parole di una canzone senza fare alcuno sforzo? Leggiamo un'altra scheda: «Una volta al giorno ascolto una canzone del gruppo Guns 'N Roses e mi innervosisco, ho voglia di mandare tutto all'aria, di fumarmi una canna, di invitare gli amici e le amiche per fare un'orgia. In seguito, vedo il lato oscuro (in confronto, le cose appena descritte sembrano normali). Ho voglia di sparare, di ammazzare qualche professore, a farla corta di fare un grande massacro, la morte e il diavolo al mio fianco. Dopo, appena spenta la musica, ridivengo come per incanto assolutamente calmo, il che prova che l'influenza della musica mi trasforma».

- Luc Adrien: Questa musica può condurre al diavolo?

- Alain Busschaert: Ciascuno di noi può rispondere a questa domanda a seconda delle sue convinzioni o delle sue credenze religiose. L'importante è prendere coscienza dell'impatto di questa forma di espressione musicale su chi riceve questa «educazione»… «Ci sono certe zone dello spirito umano che è meglio non stimolare o risvegliare»… Ma legga questa scheda: «Ho ascoltato gli Slayer […], e guardando la cover del CD, che rappresenta dei preti che si fanno massacrare, immaginavo che questi preti si facessero strappare le budella, mangiare la testa, bere gli occhi. Questa musica mi eccita tantissimo perché è la più veloce di tutte. Avevo l'impressione di essere su una moto ai trecento all'ora, investendo tutto ciò che si muove, compresi dei vecchi che si dondolavano attraversando pigramente la strada…». Da chi è stato ispirato questo ragazzo? Ozzy Osbourne, ex leader dei Back Sabbath, ha affermato: «Il nostro uditorio è sotto l'influenza di un potere infernale, è ciò spiega il nostro successo». Mick Jagger, leader dei Rolling Stones e «professore di educazione musicale» di tutta una generazione, ha dichiarato: «Noi lavoriamo sempre per dirigere il pensiero e la volontà delle persone, e la maggior parte degli altri gruppi fà altrettanto». Un giovane di 3ª ha scritto in tutta coscienza: «Questo genere di musica riesce a far emergere il nostro lato peggiore. Ma è una musica fantastica». Un giorno, tre dei miei alunni - chi ascoltavano hard rock da oltre tre anni - mi hanno confidato che avevano fatto una messa nera. Sono rimasti molto sorpresi delle conseguenze del loro atto. Spesso, nei bordi dei banchi di classe, trovo disegnati dei Pentacoli o delle delle croci rovesciate…

- Luc Adrien: «Compagnie musicali» di questo tipo possono spingere al suicidio?

- Alain Busschaert: La domanda mi sembra troppo diretta. Certamente, in certe canzoni di hard rock si trovano degli incitamenti espliciti al suicidio e parecchi gruppi, soprattutto negli Stati Uniti, sono stati accusati dai genitori di avere condotto i loro bambini all'autodistruzione. Nella sua canzone Suicide Solution («La soluzione suicida»), Ozzy Osbourne dice esplicitamente: «Ho pensato che tu scappassi dal Mietitore
Non puoi sfuggire al Mastro Guardiano [...] Dove nascondersi, il suicidio è l'unica via d'uscita». Il suo «credo» è «Killing yourself to die» («Uccidi te stesso per morire»). Negli Stati Uniti, più di 5.000 giovani si sarebbero suicidati a causa dell'hard rock; tuttavia, resto prudente anche se credo che ci siano delle possibili relazioni tra suicidio e musica. L'argomento meriterebbe studi più avanzati. D'altra parte, in circostanze particolari, questa musica può condurre alla droga o ad altre cose altrettanto pericolose.

- Luc Adrien: Come?

- Alain Busschaert: L'ascolto musicale può essere vissuto in parecchi modi: come un'effimera forma di evasione dall'equilibrio quotidiano. O come uno scivolamento progressivo nel sogno e nell'irrazionale. Da questa fuga all'assunzione di droga non c'è che un passo. E parecchi studi hanno dimostrato che la musica pop e i suoi derivati accompagnano spesso il consumo di droga, al punto che si ci può chiedere se, in sua assenza, queste sostanze avrebbero lo stesso effetto. D'altronde, i giovani d'oggi hanno spesso la tendenza a raggrupparsi per affinità musicali, il che crea certi tipi di «comunità» e un certo «razzismo musicale» nei confronti di coloro che non condividono la loro «cultura». Si raggruppano all'esterno, o in casa, in una piccola cerchia, per «farsi» con la musica. E, come dicono, dimenticare tutto… In quelle situazioni è molto raro che uno di essi non abbia una canna. E questo avviene fin dai dodici-tredici anni! Giunti a questo punto ci si chiede: fin dove si può arrivare? L'allusione alla droga è particolarmente sensibile presso i giovani che ascoltano il reggae. Ad esempio, in questa scheda di uno studente di 3ª è scritto: «Quando ascolto Bob Marley, mi diverto un sacco. Ho voglia di arrotolarmi una canna per sballarmi, ho voglia di volare. Questo mi fà dimenticare tutto, soprattutto questa sporca scuola di preti. Tutte le mie preoccupazioni svaniscono con l'erba. È troppo bello, Bob, con la tua musica di fondo».

- Luc Adrien: Chi è responsabile?

- Alain Busschaert: La cultura ambientale, certamente, ma anche i genitori. La loro responsabilità è enorme. Troppi genitori abbandonano completamente il loro ruolo educativo che ricade sui professori sopraffatti, che non sono responsabili dell'educazione primaria dei ragazzi. Si coprono gli occhi e proiettano sui loro figli un onirismo di soddisfazione. La maggior parte di essi non sa leggere i «mali» che affliggono i giovani. Questi «ragazzini», che spesso hanno tutto ciò che desiderano materialmente, non hanno più punti di riferimento rassicuranti indispensabili al loro equilibrio. Essi trovano nella musica una compensazione. «Ancora una volta ne ho piene le palle (problemi coi genitori)», scrive questo giovane di 4ª. «Allora cosa faccio? Salgo in camera mia e ascolto della musica. Perché? Ancora una volta non c'è nessuno che mi capisce». Altra scheda: «Quando i miei genitori mi sgridano, quando mi annoio […], la musica è la sola cosa che mi interessa: cosa volete da me»? Spesso la musica è l'unica compagna per molto giovani. Il solo legame di comunione: «La musica è indulgente», scrive un'adolescente… «È l'unica che mi accetta così come sono e che mi comprende». La mancanza affettiva, l'assenza di dialogo e di comunicazione è compensata da questa relazione con la musica che appare come un mezzo per evadere in un mondo sensibile e soggettivo, facilmente accessibile, irreale e reale, suggerito come ideale.

- Luc Adrien: Come reagiscono i genitori che tentate di allertare?

- Alain Busschaert: Sarebbe già molto se ascoltassero… Quando il professore di francese dice ai genitori che bisogna acquistare tale libro per riuscire negli studi, corrono a comprarlo. Quando il professore di educazione musicale consiglia di ascoltare tale musica piuttosto che tal'altra per strutturarsi, se ne infischiano! L'educazione musicale non è considerata come una materia importante e si dimentica troppo spesso che la musica è un insegnamento formativo come un altro. La matematica innanzi tutto! «Ma la musica cambia le loro idee», mi dicono certi genitori. Ecco il cuore della questione: in che misura cambia le loro idee? Ho visto dei giovani sani, lo sguardo frizzante, spegnersi, diventare, in alcuni mesi, chiusi, aggressivi, inaccessibili, a causa di un cofanetto di hard rock che un amico aveva loro prestato… Ascoltate questa testimonianza: «Un compagno mi ha passato un cofanetto di hard rock. Un colpo di fulmine […]. Non riesco più a staccarmene. L'ascolto tutti i giorni almeno per due ore. Per me è più importante dei miei genitori, e anche dei miei amici».

- Luc Adrien: E il rap?

- Alain Busschaert: Il rap aiuta enormemente all'integrazione… ma non il buonsenso: talvolta si tratta di incantesimi sovversivi, molto facili da registrare su un fondo musicale semplicistico. Nei commenti di ascolto di rap, si leggono queste espressioni: «Società ingiusta», «governo da vomito», «soldi da fregare»… Questi adolescenti avrebbero mai avuto queste idee? Soli, senza essere sotto l'influsso di questa musica e del suo incantesimo?

- Luc Adrien: Questi ascolti musicali potrebbero influire sulla violenza nei licei o sull'aggressione dei professori?

- Alain Busschaert: Leggete il testo della canzone Mineurs en danger («Minatori in pericolo»), del gruppo rock alternativo Bérurier Noir: «Les enfants naissent a l'aube/ Et se suicident en Juin/ Paniqus par l'echec scolaire/ Certains se pendent/ D'autres partent sans un mot/ L'arme du pere a l'paule/ Mitrailler la salie des profs/ Comme un dernier coup de force [...]/ Dans cet univers de Jungle/ Du les profs leur chient dessus» («I figli nascono all'alba/ E si suicidano in giugno/ Spaventati dall'insuccesso scolastico/ Alcuni si impiccano/ Altri partono senza una parola/ L'arma del padre alla spalla/ Mitragliare la sala dei professori/ Come un ultimo colpo di forza […]/ In questo universo di giungla/ In cui i professori ci c...gano addosso»). Quali possono essere le conseguenze di questo testo su certi giovani che hanno un basso rendimento scolastico?

- Luc Adrien: Quando parlate di suggestione, vi riferite ai messaggi subliminali?

- Alain Busschaert: Non necessariamente! Non c'è bisogno di messaggi subliminali! Ad esempio, c'è il gruppo NTM e la loro fin troppo famosa Nique Ta Mère («F...i tua madre»). Fin dalla 6ª, e talvolta anche prima, i giovani sanno già ciò che significano queste parole! Che splendida filosofia! Il risultato? Ecco la scheda di uno studente: «Ascolto della musica, mia madre mi chiama, mi viene voglia di fare quello che dicono gli NTM…». Anche quando non si comprendono le parole, la musica è più che sufficiente… Leggete questa testimonianza: «Ho capito che nella musica anglo-sassone, non intuiscono le parole, ma si comprendono i suoni, ci si lascia trasportare, ma senza rendersene conto, ci si lascia prendere […]. Il mio comportamento è molto cambiato; ero carino, ora mi innervosisco facilmente. Ieri sera ho litigato ancora con mia madre, ho gridato contro di lei. Prima non l'avrei mai fatto. Non riesco più a studiare». Questo ragazzo ascolta i Guns 'N Roses tre ore al giorno, di cui tre quarti d'ora alla mattina per «sentirsi in forma»!, come dice lui stesso. È normale che la giornata di scuola sia dura: l'effetto dell'ascolto musicale può perdurare fino alle sei del pomeriggio. Non dimentichiamo le ricreazioni, in cui si «inietta» la sua piccola dose col walkman.

- Luc Adrien: Quali ripercussioni hanno questi ascolti musicali sul rendimento scolastico?

- Alain Busschaert: Nel mio collegio, secondo le mie osservazioni, l'80% dei giovani che hanno delle difficoltà scolastiche o sono in pericolo di essere bocciati ascolta l'hard rock, la techno, il trash metal o il rock alternativo. Certe musiche particolarmente speed («veloci») atrofizzano il controllo di sè, la coscienza e la volontà: le chiavi del buon rendimento scolastico. Secondo alcuni studi americani, l'hard rock diminuisce l'attività dell'emisfero destro del cervello, riducendo la creatività e i pensieri produttivi. Una buona igiene mentale non passa per qualsiasi genere musicale! E in nessun caso, la musica può essere considerata «innocente».

- Luc Adrien: Supponiamo che abbia un figlio che ascolta hard rock o rock alternativo per tre ore per giorno chiuso nella sua camera. Che cosa posso fare?

- Alain Busschaert: Provate a ristabilire un dialogo: da qualche parte c'è qualcosa che non va. In ogni caso, mai sopprimere di colpo l'ascolto della musica; ciò sarebbe un errore in quanto lo scompiglio potrebbe tradursi in aggressività. Ridurre dunque progressivamente. Soprattutto, bisogna tentare di informare in modo giovanile sul volto nascosto della musica e sulla sua influenza, affinché realizzi che essa sta incidendo sul suo subconscio per trasformare il suo carattere e la sua personalità. La psicologia: bisognerebbe affrontare queste tematiche con gli alunni di classe 3ª, al massimo di 4ª, altrimenti si rischia di arrivare troppo tardi! Occorre spiegare loro come vengono programmati dai loro ascolti, e come possono, mediante il loro potere dell'autosuggestione, combattere questi valori negativi. Che si rendano conto che si stanno autodistruggendo. In classe, per tentare dei deprogrammarli, stimolando in loro il linguaggio musicale, precisando che ciò che noi esprimiamo mediante le parole, un musicista lo esprime attraverso i suoni. Ecco alcuni commenti di alunni dopo le sedute in cui suono loro qualche pezzo al pianoforte: «Ho scoperto un'arte quasi sconosciuta che mi ha stupito»; «Sognavo ad occhi aperti ascoltando questa musica»; «Non avevo voglia di andarmene, ma di ascoltare ancora e ancora Beethoven». Sono ottimista, ma che lotta!

- Luc Adrien: È difficile passare dai Guns 'N Roses ai Concerti Brandeburghesi?

- Alain Busschaert: Molto difficile. Le relazioni musicali sono come le relazioni umane. Le abitudini subcoscie non si cambiano in un attimo. Chiedete ad un buongustaio che ha abituato il suo palato al «pepe» hard rock, di apprezzare La Trota di Schubert... Inoltre, la musica crea rapidamente una dipendenza. Infine, si tratta di lasciare un certo mondo facile per un altro più esigente. Conosco alcuni giovani, lucidi che lottano per liberarsi da questa musica: «Provo sempre di più ad allontanarmi da questa forza negativa che è in me, più forte che presso altri», ha scritto uno di essi alle due della mattina. «Mi ossessiona, mi disturba, mi fà riflettere sulle persone e sulle cose della vita, ma da una cattiva angolatura, mi fa vedere la vita come se fosse di m...da». Una testimonianza drammatica.

- Luc Adrien: Cosa consiglia ai genitori?

- Alain Busschaert: Fin dalla più tenera età, disporre il bambino alle compagnie musicali domestiche come ai buoni amici. Certe cose avvengono anche inconsapevolmente. Bisogna assolutamente far ascoltare loro possibilmente Mozart, nei tempi vivi, brillanti, allegri, piuttosto che nelle tonalità maggiori. Lasciar fluttuare la musica in casa. In classe, un buon ascolto musicale alla mattina darà del brio. Ad esempio, il Primo Movimento del 4º Concerto Brandeburghese di Bach. Prima dello studio, a casa, il Terzo Movimento del 1º concerto in Re Minore per piano e orchestra di Bach: un'eccellente purificazione intellettuale. Poi almeno due movimenti lenti. Respirare seguendo il ritmo della musica. Dopo lo studio, un po' di relax con, ad esempio, il Primo Movimento del Concerto per flauto ed arpa di Mozart. La sera, prima di dormire, l'Adagio Divertimento in B Maggiore KV 287 di Mozart. La musica influisce sui sogni... La pratica di un strumento è eccellente per lo sviluppo del senso critico, delle capacità di concentrazione, di analisi, di memorizzazione e di espressione. Il teatro per l'eloquio, il coro che riunisce i cuori e le voci, e dove soprattutto nessuno è inferiore. È verosimilmente in queste circostanze che si impara meglio come condividere con l'altro pur esprimendosi liberamente.

- Luc Adrien: A proposito, che cosa diceva la scheda del suo unico alunno che ha scelto Beethoven?

- Alain Busschaert: Ha ascoltato il Kyrie della Missa Solemnis. Ecco un estratto della sua scheda: «All'inizio mi è sembrato un po' monotono. Poi, ho iniziato ad immaginare un lago tranquillo solcato da alcune barche. Ascoltando questa musica, mi sono sentito sciogliere davanti alla bellezza [...]. Ora provo una certa pace interiore».






fonte: http://www.centrosangiorgio.com/

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