sabato 17 novembre 2012

Israele sotto attacco. Due articoli: Fiamma Nirenstein e Dimitri Buffa


Da Il Giornale il racconto di Fiamma Nirenstein su ciò che accade in Israele :

 " Su Gerusalemme piovono i razzi. Su Israele l’odio "

La mia amica Ruthie che vive al cen­tro di Gerusalemme credeva che fos­se la sirena che annuncia l’ingresso di Shabbat, quando la gente si sorride, au­gura Shabbat Shalom, popolo di Israele, un sabato di pace. Invece era la sirena che annuncia l’arrivo di un missile, chissà in che punto, chissà che cosa, chi colpirà, cor­ri, hai quindici secondi per trovare un tetto di cemento. Ruthie ha capito dopo un po’ che quella sirena era troppo lunga, troppo ululante, e che lei era troppo lontana da un rifugio, così si è accucciata sotto le scale co­me consiglia la radio.

L’ultima volta che Ge­rusalemme è stata colpita, nel 1990, i pale­stinesi sui tetti, nonostante i loro fratelli vi­vano in una parte di Gerusalemme, invita­vano Saddam Hussein a colpire. Adesso si odono spari e botti di gioia da Gerusa­lemme est perché gli ebrei vengono colpiti.

È dalla fondazione dello Stato che a causa di un odio tetragono, religioso, e an­che di una irresponsabile in­comprensione da parte occi­dentale delle ragioni di Israele, che esso combatte assalitori pieni d’odio da ogni parte. Diffi­cile spiegarsi perché il mondo non capisca.

Non si dica che la situazione è complessa; essa è invece semplicissima, e solo la malafede può impedire di elen­care cronologicamente la suc­cessione degli eventi: centinaia di missili da Gaza, due milioni di persone sotto il fuoco, una re­azione di difesa che qualunque Paese avrebbe doverosamente avuto.

Adesso una parte sola ha in mano le chiavi della pace, ed è Hamas: se cessasse il lancio, Israele non continuerebbe nep­pure per un minuto a bombar­dare i covi dei terroristi, i deposi­ti di missili e le gallerie, molti po­sti in zone abitate. Ma neppure durante la visita di ieri del pri­mo ministro egiziano Isham Kandil, mentre Haniyeh usciva tranquillo in strada, Hamas ha smesso di lanciare missili a va­langa, e questo mentre Israele si asteneva da attacchi durante l’incontro.

Israele non ha in pro­gramma, come Hamas, di di­struggere il nemico, né tanto­meno di provocare l’Egitto, mentre Hamas ne ha tutto l’in­teresse. Fu lo Stato ebraico a sgomberare Gaza; ha a cuore la vita e la salute di ciascuno dei suoi cittadini, non vuole vedere soldati feriti o morti, né bambi­ni colpiti fra i suoi o fra quelli di Gaza. Hamas invece vuole di­struggere Israele e indottrina i suoi perché divengano shahid, martiri della guerra santa, non tenendone in conto la vita e il be­nessere, mescolando i combat­tenti con i civili co­sì da creare in­cidenti per cui Israele venga bia­simata.

Ci vuole una laurea a ca­pire queste semplici verità? Shabbat shalom Israele. La giornata di ieri è stata piena di simboli, il mondo islamico go­de che lo speaker della radio, che interrompe continuamen­te i programmi per dire tzeva adom colore rosso, allarme, correte ai rifugi, elenchi con fin­ta flemma i nomi di Gerusa­lemme e di Tel Aviv fra gli altri sotto il fuoco. A Gerusalemme la santa, così, la sirena si confon­de con l’entrata del giorno san­to: che altro può fare? E a Tel Aviv di venerdì, nel week end, vogliamo scherzare? Il missile vola da Gaza, ma tu siedi in un caffè e comincia il riposo; gli amici si affollano intorno ai ta­volini carichi di bevande sotto il sole. Dov’è il rifugio, dove po­trà proteggersi dall’attacco il cuore gaudente di Israele? La si­rena suona, i bambini le fanno il verso mentre le madri li riac­chiappano e cercano di trasci­narli in un rifugio, Sderot, Ashdod, Ashkelon, Bersheeba, le città regolarmente colpite, province poco interessanti, so­no ora unite a Gerusalemme e a Tel Aviv nella costrizione a guar­dare il cielo infuocato.


Dal sito L'Opinione  un'analisi di Dimitri Buffa su cosa stia succedendo davvero tra Gaza ed Israele:
Dimitri Buffa : " Noi stiamo con Israele "

Mai come in questo momento con i razzi di hamas che assediano da settimane i confini israeliani con Gaza è cosa buona e giusta riaffermare che tutti noi, che ancora distinguiamo il bene dal male, nonchè un esercito regolare da una banda di terroristi islamici assassini e oscurantisti e altri dettagli del genere, non possiamo che stare con Israele. Senza sè e senza ma. Erano svariati mesi (e poco i giornali si erano occupati della cosa ) che questa pressione su Eretz Israel cresceva, e mai una reazione se non qualche azione mirata. Troppa la paura di mettersi contro la solita opinione pubblica internazionale “mainstream” e ipocrita che poi se ne esce fuori con qualche politico alla D’Alema che ti parla di “reazione sproporzionata”. Poi però qualcosa è cambiato e, guarda caso, in concomitanza con la rielezione di Obama alla Casa Bianca, è come se tutti i terroristi islamici della Striscia si fossero scatenati e avessero voluto festeggiare così, con fuochi d’artificio certo non a salve. Obama da parte sua chiede a Morsi, un fratello mussulmano, cioè stessa ideologia di hamas, di mettere le cose a posto. A meno che non si tratti di una nuova cura omeopatica e geopolitica verrebbe voglia di ridere. Certo l’Egitto ha problemi con il traffico di armi e droga nel Sinai e hamas  con i propri tunnel sovverte l’ordine anche nei dintorni del Cairo. Ma pensare che Mohammed Morsi possa fare qualcosa per togliere le castagne dal fuoco a Gerusalemme è fantascienza da B  movie. Così  adesso prepariamoci alla solita sceneggiata di “Pallywood”, Palestina Hollywood, già iniziata l’altro ieri con la messa in rete, su facebook, della foto di un ospedale da campo siriano pieno di bambini feriti, spacciato per ospedale di Gaza.

E prepariamoci a leggere sui giornali sia di destra sia di sinistra della famigerata “lobby ebraica” negli Stati Uniti che bloccherebbe le risoluzioni Onu di condanna sempre contro Israele, secondo la logica con cui “ è normale che il tuo vicino di casa ti spari dentro le finestre ma è assurdo che tu reagisca”. Peraltro Israele, sebbene ovviamente il governo di Netanyahu tenda meno al politically correct di quelli dei suoi predecessori, Sharon incluso, reagisce solo quando non ne può fare a meno. Ma visto che in Europa c’è persino gente disposta a piangere il sequestratore di Shalit come un eroe di non si capisce quale resistenza, e visto che nessuno si indigna per un’intera popolazione in ostaggio di queste bande criminali che decidono i tempi e le modalità della propria propaganda armata contro Israele, occorre dire parole chiare sul sacrosanto diritto di qualsiasi paese, Israele in primis, di difendersi da una simile minaccia armata.

Ora vediamo che ci sono missili iraniani, di cui i guerriglieri di hamas sembrano essere ben forniti, che possono colpire persino Tel Aviv, la capitale industriale dello stato ebraico. Adesso che sta capitando tutto questo si spera che l’America di Obama trovi la forza, il coraggio e l’onestà intellettuale di riaprire il dossier Iran, perchè quello è il vero problema . E se Hamas si sta allargando così è perchè esiste evidentemente un piano preciso per creare una serie di reazioni a  catena, contando anche sul caos che ci sta in Siria.

In tutto questo bisognerà vedere che posizione prenderà il presidente egiziano: real politik e acqua sul fuoco oppure appoggio sotterraneo alla guerriglia? Di sicuro Israele si sta armando anche con le truppe di terra per difendere i propri confini. E francamente è quanto meno azzardato chiedere allo stato ebraico di fare un passo indietro quando la sicurezza interna si trova sull’orlo di un precipizio.  I prossimi giorni saranno cruciali per capire se si tratta dell’ennesimo effetto collaterale del fallimento delle primavere arabe o se l’Iran sta soffiando sul fuoco. Di certo i veri democratici e i veri liberali di tutto il mondo non possono che stare dalla parte di Israele. La simpatia verso il terrorismo islamico lasciamola ai no global di destra e di sinistra, quelli che negli scorsi giorni hanno già fatto vedere di che tempra sono fatti quando si sono recati a insultare gli ebrei davanti alla Sinagoga di Roma.

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