martedì 3 novembre 2009

Crocifisso nelle scuole. No vergnognoso dalla corte europea!

Senza lasciarci prendere la mano da giudizi affrettati cerchiamo di comprendere la questione. Il ricorso a Strasburgo era stato presentato nel 2006 da Solie Lautsi, moglie finlandese di un cittadino italiano e madre di due bambini di rispettivamente 11 e 13 anni, che nel 2001-2002 frequentavano l'Istituto comprensivo statale Vittorino da Feltre. Con quale motivazione? Secondo la donna, l'esposizione del crocifisso sul muro e' contraria ai principi del secolarismo cui voleva fossero educati i suoi figli!!

Da qui la volontà della signora di veder legittimate giuridicamente le proprie pretese, il percorso è lungo. Sinteticamente: nel luglio del 2002, si e' rivolta al Tar del Veneto, che nel gennaio del 2004 ha consentito che il ricorso presentato dalla donna venisse inviato alla Corte Costituzionale, i cui giudici hanno stabilito di non avere la giurisdizione sul caso. Il fascicolo e' quindi tornato al Tribunale amministrativo regionale (Tar), che nel 2005 non ha accolto il ricorso della Lautsi, sostenendo (senza possibilità di smentita a mio parere) che il crocifisso e' il simbolo della storia e della cultura italiana, e di conseguenza dell'identita' del Paese, ed e' il simbolo dei principi di eguaglianza, liberta' e tolleranza e del secolarismo dello Stato. Nel febbraio del 2006, il Consiglio di Stato ha confermato questa posizione. Ma la donna non ne ha avuto abbastanza ed ha insistito rivolgendosi alla Corte Europea di Strasburgo.


Veniamo ora alla notizia di oggi, ovvero la sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo, fate attenzione perchè ha dell'incredibile: la Corte europea dei diritti dell'uomo (!) con sede a Strasburgo, esaminando il ricorso presentato dalla signora Soile Lautsi, di Abano Teme, ha stabilito che l'esposizione del crocifisso in classe, pardon è meglio che ve la proponga per punti in modo da renderla ancora più chiara mella sua assurdità:

  • "e' contraria al diritto dei genitori di educare i figli in linea con le loro convinzioni e con il diritto dei bambini alla liberta' di religione"

  • "La presenza del crocifisso, che e' impossibile non notare nelle aule scolastische - si legge nella sentenza dei giudici di Strasburgo - potrebbe essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le eta' come un simbolo religioso (che paura!), che avvertirebbero cosi' di essere educati in un ambiente scolastico che ha il marchio di una data religione (vade retro!)".

  • Tutto questo, proseguono, "potrebbe essere incoraggiante per gli studenti religiosi, ma fastidioso per i ragazzi che praticano altre religioni, in particolare se appartengono a minoranze religiose, o che sono atei (e la maggioranza non conta?)".

  • Ancora, la Corte "non e' in grado di comprendere come l'esposizione, nelle classi delle scuole statali, di un simbolo che puo' essere ragionevolmente associato con il cattolicesimo, possa servire al pluralismo educativo che e' essenziale per la conservazione di una 'societa' democratica' cosi' come e' stata concepita dalla Convenzione (europea dei diritti umani, ndr), un pluralismo che e' riconosciuto dalla Corte costituzionale italiana (se non lo capiscono che vadano ad istruirsi no fare sentenze ignobili come questa!!!)".

  • "L'esposizione obbligatoria di un simbolo di una data confessione in luoghi che sono utilizzati dalle autorita' pubbliche, e specialmente in classe, limita il diritto dei genitori di educare i loro figli in conformita' con le proprie convinzioni - concludono i giudici della Corte europea dei diritti umani - e il diritto dei bambini di credere o non credere (fra un po' vieteranno i campanili pure, ma per piacere!!).


Quindi, stringendo la Corte, all'unanimita' (vi rendete conto??), ha stabilito che c'e' stata una violazione dell'articolo 2 del Protocollo 1 insieme all'articolo 9 della Convenzione".


Veniamo a qualche commento:


Vaticano. ''Dobbiamo ancora valutare bene la cosa, dobbiamo almeno leggere la sentenza'' spiega il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Lombardo.

Monsignor Antonio Maria Veglio (presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti): "Questa sentenza mi da' fastidio, perche' cerca di imporre che si tolga il crocefisso dalle scuole. Di questo passo non so dove andremo a finire”.

Più articolata l'opinione espressa dalla Cei (conferenza episcopale italiana) in una nota: "suscita amarezza e non poche perplessità … fatto salvo il necessario approfondimento delle motivazioni, in base a una prima lettura, sembra possibile rilevare il sopravvento di una visione parziale e ideologica. Risulta ignorato o trascurato il molteplice significato del crocifisso, che non e' solo simbolo religioso ma anche segno culturale … Non si tiene conto del fatto che, in realta' - si legge ancora nel testo - nell'esperienza italiana l'esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici e' in linea con il riconoscimento dei principi del cattolicesimo come 'parte del patrimonio storico del popolo italiano', ribadito dal Concordato del 1984' … In tal modo - conclude il comunicato - si rischia di separare artificiosamente l'identita' nazionale dalle sue matrici spirituali e culturali, mentre 'non e' certo espressione di laicita', come ha detto il Papa, ma sua degenerazione in laicismo, l'ostilita' a ogni forma di rilevanza politica e culturale della religione; alla presenza, in particolare, di ogni simbolo religioso nelle istituzioni pubbliche''.


Mons. Vincenzo Paglia, responsabile della commissione Cei per il dialogo interreligioso: “Il crocifisso rappresenta una dimensione anche di peso culturale ed educativo che è davvero irresponsabile voler cancellare". “A me pare - ha aggiunto mons. Paglia a proposito della sentenza - che parta da un presupposto di una debolezza umanistica oltre che religiosa del tutto evidente: perché la laicità - ha spiegato - non è l'assenza di simboli religiosi ma la capacità di accoglierli e di sostenerli di fronte al vuoto etico e morale che spesso noi vediamo anche nei nostri ragazzi". "Pensare di venire in loro aiuto facendo tabula rasa di tutto - ha proseguito - mi pare davvero miope anche perché presuppone una concezione di cultura che è libera solo nella misura in cui non ha nulla o ha solo quello che rimane sradicando da ogni storia, tradizione, patrimonio". Monsignor Paglia ha ricordato che i luoghi pubblici italiani sono stracolmi di crocefissi: "non credo - ha osservato - che ci sia nessuno che pretenda di distruggere i simboli religiosi nelle strade e nelle piazze italiane perché levano la libertà di religione" (si spera almeno!!).



Fortunatamente sembra ferma la posizione del Governo italianoIl governo ha presentato ricorso contro la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, sul crocifisso nelle aule scolastiche”. Lo ha detto il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini. Assieme al giudice Nicola Lettieri, che difende l’Italia davanti alla Corte di Strasburgo. Il ministro ha poi affermato che “La presenza del crocifisso in classe non significa adesione al cattolicesimo ma è un simbolo della nostra tradizione” … “La storia d’Italia – ha aggiunto – passa anche attraverso simboli, cancellando i quali si cancella una parte di noi stessi. Nel nostro Paese nessuno vuole imporre la religione cattolica, e tantomeno la si vuole imporre attraverso la presenza del crocifisso. È altrettanto vero che nessuno, nemmeno qualche corte europea ideologizzata, riuscirà a cancellare la nostra identità. La nostra Costituzione inoltre riconosce, giustamente, un valore particolare alla religione cattolica”... “Non vorrei che alcune norme a cui si rifanno i giudici della Corte di Strasburgo fossero in contrasto con il nostro dettato costituzionale. Non è eliminando le tradizioni dei singoli paesi che si costruisce un’Europa unita, bisogna anzi valorizzare la storia delle nazioni che la compongono. Per questi motivi, secondo me il crocifisso rappresenta l’Italia e difenderne la presenza nelle scuole significa difendere la nostra tradizione”.



Duro anche il ministro dell'agricoltura Luca Zaia: "In attesa di conoscere le motivazioni attraverso le quali la Corte di Strasburgo ha deciso che i crocifissi offenderebbero la sensibilità dei non cristiani, non posso che schierarmi con tutti coloro, credenti e non, religiosi e non, cristiani e non, che si sentono offesi da una sentenza astratta e fintamente democratica. Chi offende i sentimenti dei popoli europei nati dal cristianesimo è senza dubbio la Corte di Strasburgo. Senza identità non ci sono popoli, e senza cristianesimo non ci sarebbe l'Europa. Che destino paradossale: proprio coloro che dovrebbero tutelare il senso comune si danno da fare per scardinare la nostra civiltà. Si vergognino!".


Così Gabriella Carlucci, vice Presidente della Commissione Bicamerale per l'Infanzia: ''Trovo assurda e gravissima la sentenza della Corte di Strasburgo contro la presenza del crocefisso nelle scuole italiane. Gia' il Tar ed il Consiglio di Stato si erano pronunciati sulla vicenda rigettando le richieste della cittadina finlandese e dichiarando che: 'il crocifisso e' il simbolo della storia e della cultura italiana, e di conseguenza dell'identita' del Paese, ed e' il simbolo dei principi di eguaglianza, liberta' e tolleranza e del secolarismo dello Stato.' Un pronunciamento ineccepibile che viene completamente sovvertito dalla Corte europea''. ... ''Ancora una volta un organismo europeo, entra a gamba tesa nelle questioni interne del nostro Paese, calpestando valori e principi su cui si fondano la nostra societa', la nostra cultura, la nostra identita'. Lo Stato italiano deve opporsi in giudizio a questo pericolosissimo precedente''.


Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione Legislativa ha commentato: ''La Corte europea dei diritti dell'uomo, con questa sentenza, ha calpestato i nostri diritti, la nostra cultura, la nostra storia, le nostre tradizioni e i nostri valori. In ogni caso, i crocifissi da noi resteranno sulle pareti delle nostre scuole, dove sono sempre stati, cosi' come continueremo ad avere i presepi o a festeggiare il Natale. Perche' siamo orgogliosi di questi nostri simboli e del loro significato e perche' fanno parte di ognuno di noi''.


Franco Frattini: "La decisione della Corte di Strasburgo ha dato un colpo mortale all'Europa dei valori e dei diritti'' e ''il governo farà ricorso''. Lo presenterà il giudice Nicola Lettieri, rappresentante del governo italiano presso la Corte Europea, che nelle prossime settimane sottoporrà il ricorso a un mini-tribunale di 5 giudici, i quali decideranno l'ammissibilità alla Grande Chambre. Nel ricorso, spiega Lettieri, "sottolineeremo che noi non siamo uno Stato laico, ma concordatario, come sancito dall'articolo 7 della Costituzione, e che quindi ha rinunciato ad alcune delle sue prerogative".


La sentenza, dichiara Fabrizio Cicchitto (Pdl), "suscita anche in chi è laico fortissime perplessità" e "l'Europa non può andare dietro ai fanatici e, per soddisfarli, annullare uno dei punti di riferimento che nel loro complesso costituiscono la nostra identità". Per Gianfranco Fini, anche se per un giudizio completo bisognerà attendere le motivazioni della sentenza europea, si augura che "non venga salutata come giusta affermazione della laicità delle istituzioni, che è valore ben diverso dalla negazione, propria del laicismo più deteriore, del ruolo del Cristianesimo nella società e nella identità italiana''. Renato Schifani, da parte sua, ha espresso grande "amarezza".


"C'è un seme anticattolico che germoglia in Europa e nel nostro Paese", dice il ministro Gianfranco Rotondi.


Voci contro la decisione della corte europea anche dall'opposizione.


Pierferdinando Casini al tg2: "La scelta della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di bocciare la presenza del crocifisso nelle scuole è la prima conseguenza della pavidità dei governanti europei, che si sono rifiutati di menzionare le radici cristiane nella Costituzione Europea"... "Comunque, nessun crocifisso nelle aule scolastiche ha mai violato la nostra libertà religiosa, né la crescita e la libera professione delle fedi religiose. Quel simbolo - conclude - è un patrimonio civile di tutti gli italiani, perché è il segno dell'identità cristiana dell'Italia e anche dell'Europa".

Durissimo, anche, il giudizio del presidente dell’Udc Rocco Buttiglione. Quella della Corte Europea, a suo giudizio, è una “sentenza aberrante e da respingere con fermezza. L’Italia ha una sua cultura, una sua tradizione e una sua storia. Chi viene fra noi deve comprendere ed accettare questa cultura e questa storia. La stessa cosa vale per le altre nazioni d’Europa”. Per l’esponente Udc “dietro questo pronunciamento della Corte di Strasburgo c’è una visione contrattualistica della società che non ha storia, cultura e tradizioni; è semplicemente il risultato del convivere sul territorio di individui profondamente estranei l’uno all’altro. Non solo si viola il diritto della maggioranza ad esprimere la propria identità culturale, ma non si creano nemmeno le condizioni per una vera integrazione. Non si integra nel nulla ed in uno spazio vuoto di valori. Adesso, quando la Corte ci spiegherà che privilegiare lo studio della storia romana su quella dell’impero del Benin è discriminatorio rispetto agli studenti africani?” … “Sentenze come queste – conclude – screditano gravemente la costruzione europea agli occhi dei cittadini e mettono materiale propagandistico nelle mani di tutte le forze antieuropee”.



D'accordo ma prudente anche il neosegretario del PD Pier Luigi Bersani "Penso che su questioni delicate come questa, qualche volta il buonsenso finisce di essere vittima del diritto. Io penso che un'antica tradizione come il crocefisso non può essere offensiva per nessuno".


Vedremo come si svilupperà questa vicenda e ne riparleremo, nel frattempo se volete dire la vostra potete commentare qui sotto.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono orgoglioso di essere Italiano, mi stò vergognando di essere europeo. Mi chiedo come possano decidere sette persone le radici tradizionli di una nazione ma che dico di un continente.Ora capisco perche alle elezioni europee tutti bocciano la costituzione.

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