venerdì 25 settembre 2009

Kabul 17/9/09

Ricordare ciò che è successo, essere grati a quei ragazzi è indispensabile. Credevano nella loro missione, erano là anche per noi, per difendere la democrazia. Quella vera, non quella bistrattata ogni giorno qui in Italia, calpestata da gente indegna. Ricordare è rendere il loro sacrificio ancora più importante. E stato semplice trovarsi d’accordo nel momento della tragedia, ma non possiamo tornare alle beghe squallide ed assurde una volta passata la commozione. Ed importante è non cedere ai terroristi, alla paura, al ricatto di queste persone (non sono sicuro sia il termine adatto) che si nascondono dietro una religione già di suo difficilmente compatibile con le nostre democrazie occidentali (si vedano i problemi di integrazione in tutta Europa anche nelle generazioni successive alla prima, ricordiamo la metropolitana di Londra, pochi anni fa per citare un esempio, o restando in Italia ricordiamo i casi di Hina e di Sanaa, sgozzate dai loro padri solo perché volevano condividere il nostro modo di vivere!). Accentuandone il lato più ostile alla nostra civiltà (di infedeli), che volenti o nolenti ha radici profonde nel cristianesimo e nel cattolicesimo in particolare (avremo modo di riprendere l’argomento).

Ma non è il momento questo le per polemiche, ricordiamo piuttosto i ragazzi di Kabul, con una preghiera (per coloro che credono).

Antonio Fortunato.

Matteo Mureddu.

Davide Ricchiuto.

Gian Domenico Pistonami.

Massimiliano Randino.

Roberto Valente.

Ricordiamoli.

Grazie ragazzi.

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