venerdì 26 ottobre 2012

Blognotes /5 - Cambia tutto. Forse niente.

Fare il punto della situazione è difficile. La politica italiana è un mondo a sé, scollegato da tutto il resto e riuscire a comprenderla a volte è quasi impossibile, aggiungiamoci pure che i giornalisti in Italia tutto fanno fuorché informare ed il gioco è fatto. Però possiamo annotare quello che succede, lasciando al futuro le interpretazioni. Ci sono grandi cambiamenti in atto nei due schieramenti. Centrosinistra e centrodestra sono alle prese con la preparazione delle prossime elezioni e delle primarie per stabilire quale sarà il candidato premier.

Centrosinistra. Alle prese con le primarie, se Pierluigi Bersani pensa alla prossima metafora da utilizzare (e lasciamo perdere i problemi che stanno venendo alla luce riguardo alla sua segretaria), Matteo Renzi non si ferma un minuto nella sua opera di ricostruzione del PD. Il terremoto avviato dal sindaco di Firenze ha fatto le prime vittime fra. Walter Veltroni, Livia Turco, Pierluigi Castagnetti (“La mia generazione ha fallito, ora rinnovamento”) e Arturo Parisi sono i primi a dichiarare di non candidarsi alle prossime elezioni. Attendendo dichiarazioni da Rosy Bindi, nel frattempo annotiamo la resistenza di Massimo D'Alema che dichiara un ritiro a metà "mi farò da parte solo se non vince Renzi" e neppure molto convinto. Oltre al PD c'è poco o nulla, Vendola alle prese con un'inchiesta giudiziaria, Di Pietro che sembra attendere l'evoluzione degli eventi.

Centrodestra. Se a sinistra c'è confusione a destra non c'è quasi nulla, è ancora tutto da costruire. Con il passo indietro di Silvio Berlusconi, atteso da molti, temuto da tanti, è caduto un ostacolo per la riunificazione del centrodestra in un'unica formazione in grado di affrontare le elezioni. Il cavaliere ha fatto quindi un altro passo importante per l'area moderata (lasciamo perdere gli odiatori di professione che vedono in Berlusconi una sorta di demonio), trasformandosi da ostacolo a risorsa per le nuove leve del partito. A questo punto partiranno le primarie per stabilire la leadership del centrodestra e partirà un rinnovamento totale del PDL, a partire da nome e simbolo. Ma non solo, già c'è chi chiede un passo indietro a chi è in politica da troppo tempo, se non si parla apertamente di rottamare, quello è comunque il senso dell'appello. E sono molti quelli che dovrebbero seguire l'esempio di Berlusconi, per il bene del paese, ma per il momento non si nota nulla in questo senso, speriamo cambi qualcosa. Oltre al PDL c'è la Lega Nord che si sta riorganizzando e che sembra puntare soprattutto al governo della Lombardia con Maroni stesso, c'è Casini che ora non ha più scuse (se mai ne ha avute) per non unirsi al centrodestra e Fini del quale speriamo sentir parlare sempre meno in futuro.

Sembra in conclusione che stia finendo un'epoca, ma è davvero sufficiente cambiare alcune persone se poi il sistema resta lo stesso? Vengono alla mente le parole che Giuseppe Tomasi di Lampedusa fece dire a Tancredi Falconeri, nipote del Principe Fabrizio ne "Il Gattopardo": « Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi. »



Alla prossima.

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