mercoledì 14 marzo 2012

La pressione fiscale supera il 45% “Un livello come pochi al mondo”. Lo afferma il presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino

La pressione fiscale supera il 45% “Un livello come pochi al mondo”. 
Lo afferma il presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino


Più che un peso è un vero e proprio macigno. Mentre il fardello delle tasse punta a superare il 45% - un livello che ha pochi confronti in tutto il mondo - gli ultimi blitz delle Fiamme Gialle nelle principali mete turistiche del Belpaese e nelle vie dello shopping italiano sono uno "forte strappo" allo Stato di diritto.


A lanciare l'allarme il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino. A pochi mesi dal continuo inasprimento della pressione fiscale e dalla nuova ondata di controlli operati dalla Finanza, il sistema italiano è diventato un carico eccessivo sui "contribuenti fedeli". Un vero e proprio allarme che chiama in causa il governo le cui manovre di aggiustamento, Sulla spinta dell’emergenza, hanno operato soprattutto dal lato dell’aumento della pressione fiscale, piuttosto che, come sarebbe stato desiderabile, dal lato della riduzione della spesa”, osserva la magistratura contabile.


Un fisco invadente e straripante, che viola lo Stato di diritto e pesa sui cittadini italiani più che in ogni altro Paese al mondo. Dopo settimane di retorica sulla lotta all’evasione e sull’opera benemerita del direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera nella "scovare" e punire quelli che, con una pubblicità di dubbio gusto ideata da Giulio Tremonti e confermata da Mario Monti, vengono definiti “parassiti”, il numero uno della magistratura contabile, Luigi Gianpaolino, riporta giustamente l’attenzione sui contribuenti che le tasse le pagano. E ne pagano troppe. Oltre il 45% per i cosiddetti «cittadini fedeli» livello che ha pochi confronti nel mondo».


Secondo calcoli effettuati dalla Cgia di Mestre sulla pressione reale del fisco, il livello previsto per il 2012 toccherà addirittura il picco del 54,5%. Ancora peggio va alle imprese italiane, il cui peso dei balzelli arriva al 68,5% degli utili a fronte di una media europea del 43,4% e mondiale del 44,8%. Dichiara Luigi Gianpaolino: ”Il confronto con l’Europa segnala per l’Italia un’elevata pressione fiscale, una distribuzione del prelievo che penalizza i fattori produttivi rispetto alla tassazione dei consumi e patrimoni”. Secondo il Paying Taxes 2012, studio compilato ogni anno dalla Banca Mondiale e dalla PricewaterhouseCoopers, il livello della tassazione complessiva delle imprese (Total Tax Rate) non solo è il più alto d’Europa, ma anche uno dei peggiori del pianeta: l’Italia è 170esima su 183 Paesi presi in esame. A questo si aggiunge, ha tuonato il presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, parlando di «espropriazione surrettizia», il fatto che i tre quarti della manovra Monti sono basati sulla tassazione degli immobili, mentre in tutta Europa vige il principio che i patrimoni non possono essere colpiti oltre il reddito che producono.


Il risultato, avverte Luigi Gianpaolino è che “la distribuzione del carico tributario, diversamente da quanto si registra nel resto dell’Europa, attualmente penalizza il lavoro e le imprese, su cui grava un carico tributario superiore di circa 50 miliardi alla media europea. Alcune correzioni sono intervenute con le manovre di finanza pubblica del 2011, ma gli interventi effettuati sono ancora limitati”. Sarebbe questa la cifra «da manovrare» per alleggerire i redditi da lavoro di 32 miliardi di balzelli e quelli di impresa degli altri 18 miliardi.

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