mercoledì 10 febbraio 2016

10 Febbraio, #GiornodelRicordo in memoria delle vittime delle #foibe e dell’esodo giuliano dalmata. La storia (II).


'Giorno del Ricordo', in memoria delle vittime delle foibe. Il 10 febbraio è il giorno del ricordo di una pagina tra le più cupe della storia contemporanea, avvolta a lungo nel silenzio e nel buio, come le tante vittime, inghiottite nelle cavità carsiche, le cosiddette foibe, per volere del maresciallo Tito e dei suoi partigiani, in nome di una pulizia etnica che doveva annientare la presenza italiana in Istria e Dalmazia. Fra il 1943 e il 1947 oltre 10 mila persone furono gettate vive o morte in queste gole, un genocidio che non teneva conto di età, sesso e religione, riconosciuto ufficialmente nel 2004, con la legge numero 94 che istituì la «Giornata del Ricordo», in memoria dei martiri delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata.

Dove si trovano le foibe?




Cosa è una foiba?


Il termine "foiba" è una corruzione dialettale del latino "fovea", che significa "fossa"; le foibe, infatti, sono voragini rocciose, a forma di imbuto rovesciato, create dall’erosione di corsi d’acqua; possono raggiungere i 200 metri di profondità. Esse sono degli abissi verticali e cupi, che si perdono nel silenzio delle profondità terrestri, caverne immense. In Istria sono state registrate più di 1.700 foibe. (Nella foto accanto una foiba istriana).

Come sono state utilizzate le Foibe?

 Le foibe furono utilizzate in diverse occasioni e, in particolare, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale per infoibare ("spingere nella foiba") migliaia di italiani, antifascisti e fascisti, colpevoli di opporsi all’espansionismo comunista slavo propugnato da Josip Broz meglio conosciuto come "Maresciallo Tito". A riguardo è interessante riportare quanto affermato da Kardelj (vice di Tito) il quale poté affermare: "ci fu chiesto di far andar via gli Italiani con tutti i mezzi e così fu fatto". Nessuno sa quanti siano stati gli infoibati: alcune stime parlano di 10-15.000 sfortunati.    




Come venivano eliminate le vittime di titini?   

Le vittime dei titini venivano condotte, dopo atroci sevizie, nei pressi della foiba; qui gli aguzzini, non paghi dei maltrattamenti già inflitti, bloccavano i polsi e i piedi tramite filo di ferro ad ogni singola persona con l’ausilio di pinze e, successivamente, legavano gli uni agli altri sempre tramite il fil di ferro. I massacratori, nella maggior parte dei casi, sparavano al primo malcapitato del gruppo che ruzzolava rovinosamente nella foiba spingendo con sé gli altri. Inoltre era consuetudine degli stessi aguzzini lasciare un cane nero sui corpi dei morti, perché un’antica credenza popolare slava, pensava che in questo modo le anime dei defunti non avrebbero trovato pace neppure nell’aldilà.
Infine, per cancellare le tracce di quanto avvenuto, alcuni soldati lanciavano delle bombe all’interno della foiba, riducendo in polvere i resti delle vittime.

Chi erano le vittime delle Foibe?
           
Italiani di ogni estrazione: civili, militari, carabinieri, finanzieri, agenti di polizia e di
custodia carceraria, fascisti e antifascisti, membri del comitato di liberazione nazionale. Contro questi ultimi ci fu una caccia mirata, poiché in quel momento rappresentavano gli oppositori più temuti dalle mire annessionistiche di Tito. Furono infoibati anche tedeschi vivi e morti e sloveni anticomunisti. Quante furono le vittime delle Foibe non si sa perché in quel clima di furore omicida e di caos era impossibile tenere la contabilità delle esecuzioni. Si calcola, però, che gli infoibati furono alcune migliaia. Più precisamente si è calcolato che gli infoibati si aggirino tra i dieci o quindici mila.  Clicca due volte sull'immagine, per ingrandirla.

Quando avvenne l'infoibamento

Dopo avere subito umiliazioni corporee e psicologiche di vario genere, molto italiani furono gettati nelle foibe per cancellare definitivamente la loro presenza.
I massacri si verificarono in due momenti: il primo, all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943, quando si scatenarono vendette e rancori mai sopiti dopo 20 anni di italianizzazione forzata; il secondo, molto più grave per numero delle vittime, nella primavera del ’45, quando le truppe titine occuparono la Venezia Giulia, la Dalmazia, Trieste e parte del Friuli.


E gli alleati stavano a guardare …



I 40 tragici giorni di Trieste   Finita la guerra, Trieste e i territori circostanti si autoliberarono e per un brevissimo periodo quei luoghi rimasero liberi da ogni forma di governo.
Ben presto, però, Trieste rientrò nell’orbita espansionistica di Tito, che desiderava annetterla all’impero Jugoslavo.
Tale sogno rappresentava un serio pericolo per le potenze vincitrici, che vedevano l’ingrandimento del potere di Tito e una possibile minaccia Comunista nei paesi occidentali.
Inoltre, Trieste interessava agli Alleati, poiché, grazie alla sua posizione geografia, essa rappresentava un buon corridoio di passaggio (per rifornire le truppe stanziatesi in Austria) tra l’Adriatico e la nazione d’oltre alpe. Pertanto nacque una corsa tra l’esercito di Tito e quello di Churchill per la conquista della città.
Il 1° Maggio del 1945, a guerra finita, entrarono per primi gli slavi, che manifestarono apertamente di non gradire l’ingresso delle forze britanniche in quello che consideravano loro territorio. Solo dopo diverse e segrete trattative (che si ripercuoteranno in modo negativo sulla popolazione triestina per l’inettitudine degli Alleati) il 2 maggio nel tardo pomeriggio Freyberg, comandante delle truppe neozelandesi, poté fare il suo ingresso in città. Tuttavia, malgrado la presenza delle forze alleate, la popolazione triestina subì le angherie dell’esercito jugoslavo. A nulla valsero le implorazioni e le richieste d’aiuto della gente a Freyberg affinché intervenisse, perché questi rispondeva che gli jugoslavi gli avevano consentito di entrare a Trieste come “ospite” e come “ospite” si sarebbe comportato fino a nuovo ordine.

L’esercito degli Alleati dovette persino cedere alle richieste dei titini, i quali chiedevano la consegna di 2700 soldati tedeschi che, arrendendosi, si erano consegnati prigionieri di guerra agli Alleati. L’illusione durò poco tempo perché di quei 2700 prigionieri nessuno fece ritorno.


Fonte: https://sites.google.com/site/didatticasecondaria/foibe



Ecco il link per la prima parte della storia delle Foibe: 10 Febbraio, #GiornodelRicordo in memoria delle vittime delle #foibe e dell’esodo giuliano dalmata. La storia (I).

0 commenti:

Posta un commento

Dite la vostra

sito internet

Twitter del Viandante

 
Photography Templates | Slideshow Software