sabato 23 novembre 2013

I cittadini europei chiedono la difesa della vita. La Portavoce del Comitato Italiano "Uno di noi" commenta il grande successo dell'iniziativa.

I cittadini europei chiedono la difesa della vita.
La Portavoce del Comitato Italiano "Uno di noi"
commenta il grande successo dell'iniziativa




Il superamento traboccante del milione di firme raccolte per ‘Uno di noi’ è il segno tangibile dell’alta attenzione alla questione della vita in Italia e in tutta Europa. A consegna avvenuta complessivamente sono state raccolte quasi 1 milione e novecentomila firme. «Siamo solo all’inizio, non dobbiamo cedere alla  tentazione di accontentarci di un grande risultato». Maria Grazia Colombo, portavoce del Comitato italiano della campagna “Uno di noi”, spiega che le 1.849.847 firme raccolte per il riconoscimento della dignità dell’embrione sono solo un primo passo.
L’Italia si conferma motore trainante della campagna ma il costante e inarrestabile aumento delle sottoscrizioni in tutti i Paesi dell’Unione Europea dimostra come questa iniziativa non capiti per caso ma si innesti su una connaturata sensibilità popolare per questi temi che ha trovato il modo di esplicitarsi in pienezza grazie a questa mobilitazione. Stiamo accumulando un patrimonio di coscienza e ricettività nei popoli che non va dato per scontato, né disperso dopo questa occasione. Perché parla di «novità»? «Perché il numero delle nazioni che hanno risposto positivamente alla campagna è incredibile e stupisce anche quante  adesioni alcune di queste sono riuscite a raccogliere rispetto ad altre. Anche il modo in cui si è mosso il comitato e la tipologia dei firmatari costituiscono delle novità. L’Italia è stata la nazione che ha raccolto più firme. Ma spiccano i risultati di paesi come Olanda, Lussemburgo e Romania».

Dietro ogni firma di sostegno c’è un volto, una persona che ribadisce il suo sì alla vita e più precisamente il riconoscimento della dignità umana dell’embrione. Come associazioni, movimenti, laici gridiamo dall’Europa , questa Europa, luogo così autorevole e rappresentativo di una grande storia , la nostra storia europea, gridiamo la bellezza della vita, l’affermazione della persona fatta di relazioni, riconosciuta in un popolo. Questa iniziativa da’ voce ad un popolo. Non dimentichiamolo mai !

Il Comitato Italiano "Uno di Noi" ha lanciato una sfida per tutti. Non si tratta di una difesa di valori astratti ma occasione di riflessione sulla vita, sulla famiglia, sulla società che vogliamo costruire per il futuro. La battaglia per il riconoscimento dell’embrione è una questione laica, non ideologica e di parte. Interessa l’uomo, la donna, tutti. Interpella tutti provocando una posizione a difesa della vita e della sua dignità.

Le persone rispondono, esprimono attraverso la firma ciò di cui sono fatti, escono da una solitudine di pensiero oggi molto preoccupante. Difendere la vita in ogni fase dal concepimento alla fine naturale è costruire un pezzo della nostra storia non solo italiana ma europea , di questa nostra Europa così travagliata.

La campagna "Uno di noi" pone al centro la persona, nella sua totalità e nel suo diritto a crescere, a vivere, a essere cittadino a pieno titolo del mondo. Con questa convinzione comune e condivisa è stata sostenuta questa iniziativa proposta dal Movimento per la Vita ma poi accolta da circa trenta Associazioni e i Movimenti che ad aprile hanno costituito il Comitato Uno di noi per un lavoro di strategia molto vivace e molto interessante. L’Italia associativa, della società civile ha lavorato tanto, in sinergia, in un clima di confronto, costruendo relazioni, mai di scontro. La vita è un bene prezioso che ci deve arricchire creando sempre occasioni di unità nella verità.

Così l’intuizione di un grande movimento come il Movimento per la Vita ha potuto diventare intuizione e lavoro associativo di tutti. Ci domandiamo per quale obiettivo ? Senz’altro raggiungere come è ampiamente avvenuto, il traguardo del milione di firme ma ancor più imparare a confrontarci, stimarci a vicenda lavorando per il bene comune.

Dopo il traguardo fantastico ora guardiamo con attenzione all’Europa con tutti gli altri movimenti europei, seguiremo passo dopo passo i punti previsti dalla stessa Iniziativa Cittadini Europei, quella che consideriamo la fase due della bellissima iniziativa.

Ogni firma è preziosa e non deve andare perduta a testimonianza della generosità di tutti gli Italiani. Attraverso le firme abbiamo ricevuto un mandato, si è costituito pian piano un popolo, il popolo di Uno di Noi-One of Us. Un grazie alle famiglie, alle parrocchie che sono famiglie di famiglie, alle scuole e ad ogni luogo in cui è stata fatta la proposta di una firma. Una firma che io amo definire una firma di dialogo, una firma di incontro.

Che cosa succederà ora?
La Commissione europea dovrà convalidare le firme, poi entro tre mesi respingere o accogliere la petizione ed eventualmente legiferare. Noi siamo consapevoli che le cose non possono cambiare da un giorno all’altro. Proprio per questo è importante il modo in cui abbiamo lavorato, muovendoci con le associazioni, incontrando persone, sensibilizzando e facendo rete con gli altri movimenti europei. Questa azione deve proseguire, fino a diventare la modalità normale con cui muoversi in tutta Europa. Il risultato che abbiamo ottenuto, infatti, deve essere solo l’inizio di un’azione di sollecitazione di tutti coloro che sono disposti a un dialogo sui temi che riguardano la natura profonda della sacralità della vita. Se oggi combattiamo per l’embrione, domani potremmo farlo così capillarmente anche per altre battaglie che riguardano la dignità della
persona.

Ha parlato di un gesto pedagogico. Cosa intende?
Vogliamo aiutare quanti ci hanno appoggiato con un sostegno consapevole a monitorare l’azione dei governanti. Pretendiamo considerazione dall’Europa, che non solo ha davanti quasi due milioni di sottoscrizioni, ma tantissime nazioni firmatarie. Il nostro obiettivo è ridiscutere le leggi che legalizzano l’aborto negli Stati che hanno aderito alla raccolta firme. Tutto questo va fatto, nonostante la censura ideologica da parte del mondo dell’informazione che non ci ha voluti neppure ascoltare. Infine occorre che al comitato si aggiungano tutte le categorie: per non rimanere fermi alle buone intenzioni servono il parere e l’azione comune di associazioni, movimenti ma anche di medici, giuristi e politici.


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